Aggressioni alle professioni dell’aiuto: il SIULP FVG denuncia il crollo della deterrenza penale
In Friuli Venezia Giulia il ripetersi, giorno dopo giorno, di aggressioni contro medici, infermieri, operatori sanitari, forze dell’ordine, arbitri e figure impegnate nei servizi alla collettività non è più un’emergenza episodica, ma il segnale di un sistema che ha perso ogni capacità di deterrenza. È quanto denuncia il SIULP regionale, attraverso una riflessione approfondita firmata dal segretario regionale Fabrizio Maniago, che analizza in modo puntuale la progressiva erosione dell’efficacia del diritto penale e, parallelamente, il drammatico depauperamento del personale di sicurezza sul territorio.
Una norma ampliata per vent’anni, ma sempre meno efficace
L’articolo 583 quater del codice penale nasce nel 2007, dopo il tragico omicidio dell’ispettore Raciti durante Catania–Palermo. Negli anni, il legislatore lo ha progressivamente esteso: nel 2020 per proteggere sanitari e socio-sanitari, nel 2023 per coprire tutte le lesioni ai sanitari, poi nel 2024 includendo i servizi di sicurezza complementare. Nel 2025 ulteriori ampliamenti hanno esteso la fattispecie alle forze dell’ordine e agli arbitri impegnati nelle manifestazioni sportive.
Sul piano procedurale, il DL 137/2024 ha introdotto l’arresto in flagranza e in flagranza differita per molte delle ipotesi previste. Telecamere ovunque, norme severe sulla carta, inasprimenti continui.
Eppure — evidenzia il SIULP — le aggressioni aumentano, non diminuiscono.
Il nodo non è la legge, ma l’assenza dello Stato sul territorio
Il sindacato pone un punto fermo: la deterrenza non funziona quando vengono meno gli elementi fondamentali della sicurezza reale.
Il quadro è netto: “620 erano i poliziotti a Trieste nel 2004. Oggi sono 400”. E una parte di questi è assorbita da procedure burocratiche legate all’immigrazione, al trattamento dati, alla gestione informatica dei movimenti operativi.
Negli anni sono scomparsi la Scuola di Duino, i Cinofili, la Squadra Nautica, il Poliziotto di quartiere e il turno dedicato presso i nosocomi. Le volanti sono passate da quattro equipaggi da tre operatori a due da due operatori. Una riduzione che rende ogni intervento più complesso, lungo e rischioso.
Il declino non riguarda solo Trieste: è un trend nazionale, figlio di anni di tagli nelle leggi di stabilità e di un costante indebolimento del presidio territoriale.
“Le telecamere non rispondono al medico che le sta prendendo”
La denuncia del SIULP è diretta: non bastano tavoli, riunioni, dichiarazioni o passerelle. Le immagini di videosorveglianza non fermano una mano violenta, non proteggono un infermiere al triage, né una persona anziana davanti a un bancomat.
“Servono uomini e donne in carne e ossa”, ribadisce Maniago.
Servono rinforzi concreti nelle questure, nelle specialità, nelle squadre volanti. Serve il ripristino dei servizi negli ospedali. Serve restituire alla sicurezza pubblica gli strumenti umani che per anni sono stati sottratti.
Un appello unanime: invertire la rotta
Secondo il SIULP, il grido d’allarme che arriva da ospedali, forze dell’ordine, centri di accoglienza e servizi pubblici deve essere ascoltato ora, prima che il quadro diventi irreversibile.
La sicurezza reale — conclude il sindacato — “non si costruisce con annunci o video, ma con presenza sul territorio, professionalità e investimenti strutturali. Finalmente, sembra che tutti comincino a capirlo”.