Quando il jazz incontra l’inverno: a Venezia il ritorno del duo Bearzatti–Casagrande
Un concerto che celebra l’inverno, la quiete e le trasformazioni della vita. L’ottava edizione del Venezia Jazz Festival Fall Edition si avvia alla conclusione con un evento di rara intensità artistica: “And then winter came again”, il nuovo progetto firmato dal sassofonista e clarinettista Francesco Bearzatti e dal chitarrista Federico Casagrande, in programma sabato 22 novembre alle 18.00 all’Auditorium Lo Squero.
L’appuntamento rappresenta il capitolo finale di un’edizione particolarmente ricca, che ha saputo raccontare il jazz nella sua dimensione più contemporanea, evocativa e sperimentale.
Un viaggio sonoro tra luce crepuscolare ed emozioni profonde
Bearzatti alterna sassofono tenore e clarinetto, portando in scena il suo consueto calore timbrico, unito a un lirismo radicato nelle emozioni più autentiche. Casagrande, grazie alla sua chitarra polifonica, costruisce una trama armonica ampia e tridimensionale, arricchita da loop ed effetti dal vivo che ampliano lo spazio narrativo del duo.
“And then winter came again” rappresenta il secondo progetto della loro collaborazione decennale. Dopo Lost Songs, registrato dal vivo in concerto, questa nuova produzione nasce invece in studio, scelta che ha permesso una cura maggiore dei dettagli sonori e delle atmosfere.
Il nuovo album: un mosaico di storie, personaggi e paesaggi interiori
Il disco raccoglie brani dal forte impianto narrativo, caratterizzati da una luce crepuscolare che avvolge ogni composizione. Il duo evoca personaggi insoliti, luoghi dimenticati e paesaggi dell’anima, costruendo una dimensione quasi cinematografica, sospesa tra astrazione e intimità.
La forma-canzone, da sempre centrale nel loro linguaggio, diventa qui il veicolo privilegiato per raccontare emozioni e microstorie che emergono come piccoli dipinti sonori.
I biglietti sono disponibili in prevendita su Ticketone.
Un finale di stagione dedicato all’ascolto consapevole
Il concerto non è solo una chiusura, ma un invito alla riflessione, all’ascolto lento, all’accoglienza dei ritmi interiori che l’inverno porta con sé. Un modo per ricordare che la musica, come le stagioni, è fatta di cicli, pause, metamorfosi.