Volantini contro Booking e Airbnb, attivisti denunciano legami con i crimini di guerra in Palestina

Volantini contro Booking e Airbnb, attivisti denunciano legami con i crimini di guerra in Palestina

Questa mattina un gruppo di cittadine e cittadini triestini ha portato avanti un’azione simbolica nel centro città: ai lucchetti e ai portachiavi di diversi appartamenti adibiti ad affitti turistici tramite Booking e Airbnb sono stati attaccati volantini informativi.

L’iniziativa intende denunciare come, secondo una recente inchiesta del The Guardian, le due piattaforme traggano profitti da centinaia di locazioni in Cisgiordania occupata, territorio palestinese sottoposto all’espansione degli insediamenti israeliani. Secondo i promotori dell’azione, si tratta di una complicità diretta con crimini di guerra, perché le proprietà in affitto sorgerebbero su terreni sottratti con la violenza alla popolazione palestinese.

«Uccidere, occupare e costruire resort di lusso: non è una metafora, ma la quotidianità per il popolo palestinese», si legge nei volantini diffusi in città. Gli attivisti sottolineano come molte delle abitazioni pubblicizzate su queste piattaforme offrano piscine e servizi di lusso, mentre a pochi chilometri di distanza intere comunità palestinesi subiscono restrizioni su acqua, cibo e libertà di movimento.

Il comunicato ricorda inoltre che Booking è attualmente sotto processo nei Paesi Bassi per aver tratto profitto dagli affitti in aree occupate, mentre la stessa società avrebbe addirittura aumentato negli ultimi anni il numero delle locazioni disponibili in Cisgiordania.

Ma la protesta non riguarda soltanto la Palestina. Gli attivisti hanno voluto legare la riflessione anche al contesto europeo: città come Venezia, Barcellona e Amsterdam stanno vivendo gravi difficoltà legate al turismo di massa e alla crescita degli affitti brevi, che alimentano speculazione e rendono sempre più difficile l’accesso alla casa per i residenti. Trieste – sostengono – non fa eccezione, con un aumento delle locazioni turistiche che grava sui cittadini.

Per questo il gruppo lancia un appello: «La nostra responsabilità è agire. Difendere i diritti del popolo palestinese significa anche difendere le nostre comunità locali dal modello speculativo del turismo globale». L’invito rivolto ai cittadini è quello di aderire alla campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), già attiva in molti Paesi, che mira a fare pressione economica e politica sulle aziende considerate complici di violazioni dei diritti umani.