Crociere, voli charter e social: così Trieste si vende al mondo (e rischia di perdere il suo spot migliore) (VIDEO)
Nel dibattito sulle crociere a Trieste si parla spesso di numeri, ricadute economiche, inquinamento. Ma c’è un aspetto meno immediato e allo stesso tempo potentissimo che emerge dalla diretta di Trieste Cafe con Maurizio Bucci e l’opinionista Stefano Rebek: il ruolo delle navi come strumento di comunicazione globale.
Ogni volta che una nave da crociera attracca in Stazione Marittima, non arrivano solo migliaia di passeggeri: arrivano migliaia di smartphone accesi, pronti a fotografare piazza Unità, il Molo Audace, le rive, la città dall’alto.
Quei contenuti finiscono su Instagram, TikTok, Facebook, WhatsApp, raggiungono amici, parenti, follower in tutto il mondo. Una pubblicità gratuita e continua, costruita non da spot patinati ma da racconti personali.
Rebek lo riassume con un concetto limpido: le navi “sono migliaia e milioni di telecamere puntate sulla città, che generano una pubblicità eterna sul web”.
L’esempio del turista greco: da una crociera a dieci giorni in città
Per capire cosa significa concretamente questo effetto moltiplicatore, durante la trasmissione viene raccontato un episodio emblematico.
Un giovane di origine greca, sui 23-24 anni, arriva a Trieste grazie a una crociera, sale a bordo nel suo Paese, sbarca nel capoluogo giuliano e rimane folgorato dalla città.
Pubblica foto e video sui social: via Torino, la Grotta Gigante, il Carso, la Napoleonica, il mare, le vedute panoramiche. Gli amici vedono, commentano, si incuriosiscono.
Risultato? Mettono insieme una comitiva di 10-12 persone, organizzano un viaggio e arrivano tutti a Trieste, questa volta non per poche ore, ma per dieci giorni interi, con una tappa finale di qualche giorno in Croazia. E già si parla di nuovi rientri in estate, con altri amici al seguito.
Una catena virtuosa che parte da uno scalo di crociera e si trasforma in prenotazioni, pernottamenti, consumi, passaparola.
L’effetto sui collegamenti aerei: i charter della Mein Schiff 6
La ricaduta delle crociere non si ferma a hotel, bar e ristoranti. Durante la diretta, Bucci ricorda un dato spesso dimenticato: il legame strettissimo tra porto e Trieste Airport.
Un esempio su tutti: la Mein Schiff 6, la nave a scafo nero che ha scalato Trieste ogni domenica per tutta la stagione.
Secondo quanto spiegato in trasmissione, la nave ha movimentato otto voli charter ogni settimana, in arrivo e in partenza dal Trieste Airport.
Otto voli alla settimana per l’intera stagione, da primavera ad autunno, significano migliaia di passeggeri aggiuntivi, posti di lavoro, servizi, tasse aeroportuali, indotto per tutto il sistema del trasporto.
Non è un caso che Bucci guardi con interesse alla possibile nomina di Marco Consalvo – attuale amministratore delegato dell’aeroporto – alla guida del porto. Proprio perché, avendo sperimentato in prima persona l’impatto delle crociere sui voli, può comprendere il valore strategico del segmento passeggeri per l’intero territorio.
Stazione marittima, molo pinguino e Porto Vecchio: infrastrutture da ripensare
La riflessione si sposta poi sul tema delle infrastrutture. Oggi Trieste può contare, secondo quanto ricordato in diretta, su due soli ormeggi in Stazione Marittima, dopo la perdita del molo Pinguino, dato in concessione al Marina. Una terza banchina potenziale che, nelle parole di Bucci, avrebbe potuto essere fondamentale per rafforzare la capacità del porto sui flussi crocieristici.
L’idea di una nuova stazione marittima in Porto Vecchio, definita più volte come una grande opportunità, sembra essersi arenata, «scemata» tra prudenza politica e mancanza di coraggio progettuale.
Resta sul tavolo la necessità di:
- ristrutturare l’attuale Stazione Marittima,
- prolungare il molo,
- garantire servizi all’altezza delle aspettative delle compagnie.
Senza queste scelte, avverte Bucci, si rischia di non essere competitivi rispetto ad altri porti dell’Adriatico e del Mediterraneo, proprio mentre il settore delle crociere si gioca nuove partite su scala internazionale.
Social malati o motore di promozione? Due facce della stessa medaglia
La diretta mette in luce anche un paradosso: se da un lato i social rappresentano la più potente vetrina per Trieste, dall’altro sono spesso il luogo dove nasce e si amplifica la polemica anti-crociere.
Bucci arriva a definirli «culla della solitudine», descrivendo un mondo digitale popolato da persone che sfogano frustrazioni e rancori, trasformando ogni post sulle navi in una valanga di commenti negativi. Una ragione che lo ha spinto a smettere di pubblicare le tabelle degli arrivi, per evitare che i thread diventassero l’ennesimo terreno di scontro.
Eppure, come ricorda Rebek, quegli stessi social, se guardati dalla parte giusta, sono il motore che porta il ragazzo greco a innamorarsi di Trieste, gli amici a seguirlo, altri gruppi a programmare nuove vacanze.
Nel mezzo, si gioca una partita delicata: usare i social come leva di promozione, senza lasciare che siano solo gli haters a scrivere la narrazione della città.
Un ecosistema che non si può spezzare
Dalla discussione emerge con forza un concetto: il crocierismo non è un comparto isolato, ma un ecosistema che tiene insieme:
- porto e compagnie di navigazione,
- alberghi, ristoranti, bar, guide, NCC,
- Trieste Airport e i suoi charter dedicati,
- l’immagine digitale della città, diffusa ogni giorno tramite social e contenuti generati dai visitatori.
Tagliare uno di questi anelli – riducendo drasticamente gli scali – significa indebolire l’intera catena. Non solo per l’impatto diretto in termini di arrivi, ma per tutto quello che ne consegue nel medio periodo: meno voli, meno pernottamenti, meno curiosità, meno “voglia di Trieste” nel mondo.
Trieste a un bivio: difendere la vetrina o spegnere le luci
La domanda che aleggia, tra numeri, esempi e aneddoti, è semplice e cruciale: Trieste vuole continuare a sfruttare le navi come propria vetrina globale, o è disposta a rinunciare a questa esposizione?
Perché se è vero che le crociere portano problemi da gestire – traffico, servizi, necessità di programmazione – è altrettanto vero che senza di esse la città rischia di perdere uno dei suoi più potenti “megafoni” internazionali.
Il caso del ragazzo greco e della comitiva arrivata dopo di lui è solo una piccola storia, ma racconta bene il punto: ogni singolo crocierista può diventare ambasciatore di Trieste nel mondo.
Sta alla città decidere se vuole continuare a mandare questi ambasciatori in giro, o se preferisce spegnere le luci sulla banchina e tornare a guardare il mare da sola.
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