Cimitero islamico a Trieste, Porro: “Sì al dialogo, ma serva reciprocità e rispetto delle radici cristiane”

Cimitero islamico a Trieste, Porro: “Sì al dialogo, ma serva reciprocità e rispetto delle radici cristiane”

Salvatore Porro, interviene nel dibattito cittadino sul possibile ampliamento degli spazi destinati alla sepoltura della comunità islamica, tema riportato dal sindaco Roberto Dipiazza nei giorni scorsi. Lo fa con una lettera improntata al dialogo, alla prudenza e alla ricerca di equilibrio tra identità, accoglienza e responsabilità istituzionali.

«Comprendo profondamente», scrive, «il bisogno di chi professa la fede islamica di accompagnare alla sepoltura un proprio congiunto, la cui anima ritorna all’unico Dio». Richiama inoltre il magistero della Chiesa cattolica, che in più documenti ha espresso stima verso i musulmani e ha incoraggiato cristiani e islamici alla «mutua comprensione» e alla difesa comune della pace, della libertà e della giustizia sociale.

Porro sottolinea che non è compito della Chiesa locale dettare soluzioni operative, che restano prerogativa della pubblica amministrazione. Tuttavia ribadisce l’importanza che ogni scelta tenga conto delle radici cristiane della città e della sensibilità dei residenti, che vivono in prima persona gli effetti delle decisioni politiche.

Un dialogo sì, ma non “a senso unico”, afferma, ricordando come Trieste sia da sempre una città capace di accoglienza e testimonianza, ma che meriti equilibrio e attenzione alle identità che la compongono.

Riguardo all’ipotesi di ampliare l’area del Cimitero Ottomano di via della Pace – Costalunga, dove già esiste uno spazio dedicato e riconoscibile dalla cupola sormontata dalla mezzaluna, Porro richiama il principio della reciprocità economica: «Qualora l’amministrazione decidesse in tal senso, i costi dei lavori dovranno essere interamente sostenuti dalla comunità islamica triestina».

Una richiesta che motiva ricordando come lo Stato italiano garantisca già «un significativo sostegno pubblico» ai cittadini di fede islamica provenienti da Paesi terzi, tra accoglienza, istruzione e integrazione.

La lettera si chiude con un appello al rispetto e al dialogo autentico, fondato sulle responsabilità condivise.