“Sicurezza allo sbando, cittadini senza difese”: l’urlo di Riki Ramazzina a Trieste (VIDEO)
Nel corso della diretta serale di Trieste Cafe “Sicurezza a Trieste, tra inseguimenti e aggressioni”, condotta dal direttore Luca Marsi, l’imprenditore Riki Ramazzina – attivo da anni nel settore delle palestre e della sicurezza privata – ha offerto una testimonianza diretta e senza filtri sul clima che, a suo giudizio, si respira oggi in città.
Ramazzina ha spiegato come, nell’immaginario di chi crea disordini, la figura dell’addetto alla sicurezza privata incuta spesso più timore di quella delle forze dell’ordine, pur avendo vincoli operativi molto stringenti: le guardie giurate non possono usare la forza se non in casi estremi e nel pieno rispetto delle norme, perché rischiano conseguenze pesanti sul piano penale e lavorativo.
Secondo l’imprenditore, questa situazione alimenta un paradosso: chi è incaricato di garantire ordine e sicurezza percepisce di avere “le mani legate”, mentre chi disturba o danneggia si sente, sempre a suo dire, poco contenuto dall’attuale sistema di regole.
Trieste, la percezione di insicurezza e la vita quotidiana nei quartieri
Ramazzina ha portato anche un punto di vista da semplice cittadino. Ha raccontato di abitare in una zona centrale e tranquilla, ma di vivere comunque una crescente sensazione di insicurezza serale, tra episodi di furti e presenze considerate moleste dai residenti.
Per tutelarsi, ha spiegato, il suo condominio ha installato porte blindate e telecamere di sorveglianza, con costi significativi a carico dei proprietari. Un esempio che, nella sua lettura, rappresenterebbe molte famiglie triestine costrette ad aumentare le misure di autodifesa per sentirsi al sicuro in casa propria.
Il caso in palestra: “Non sapevo come allontanarlo senza rischiare io”
Uno dei passaggi più forti del suo intervento ha riguardato un episodio avvenuto in una delle sue palestre. Ramazzina ha raccontato di un cliente con problemi di tenuta emotiva che, dopo anni di comportamento regolare, avrebbe iniziato improvvisamente a insultare gli altri frequentatori, in particolare le donne, e a creare un clima di intimidazione.
Preoccupato per la sicurezza dei clienti e della dipendente rimasta la sera in struttura, l’imprenditore ha chiesto supporto alla polizia. Gli agenti, dopo avere verificato la situazione, non avrebbero potuto adottare provvedimenti restrittivi immediati, invitando le parti a trovare un accordo.
Ramazzina ha spiegato di essersi trovato in una sorta di “limbo”: da un lato la necessità di tutelare i clienti e il personale, dall’altro il timore che un suo intervento fisico potesse trasformarlo da parte lesa a indagato, qualora la situazione fosse degenerata. Alla fine, ha riferito, il problema si è risolto solo al termine dell’abbonamento dell’uomo, con un confronto diretto ma senza scontro.
Per l’imprenditore, questo episodio dimostrerebbe quanto oggi possa essere complesso, per un privato, allontanare da un luogo di lavoro o di svago una persona che crea disagio, pur senza avere ancora commesso reati gravi.
“Chi subisce i danni resta doppiamente penalizzato”
Ramazzina si è soffermato anche sul tema dei danni materiali – dalle auto vandalizzate agli oggetti distrutti – emerso più volte nelle cronache cittadine. A suo avviso, chi subisce questi episodi si trova spesso “doppiamente vittima”: da un lato il costo economico per riparare vetri, specchietti o carrozzerie, dall’altro la difficoltà a rivalersi su chi materialmente ha causato il danno, specie quando si tratta di persone prive di beni o reddito su cui agire.
Secondo la sua lettura, il combinato tra lungaggini burocratiche, procedure complesse e mancanza di garanzie patrimoniali porterebbe molti cittadini a sentirsi soli e sfiduciati.
Trieste tra classifiche e percezioni: “Non meritiamo l’etichetta di città pericolosa”
Commentando la recente classifica nazionale sulla qualità della vita che colloca Trieste agli ultimi posti per sicurezza, Ramazzina ha invitato a leggere i dati con cautela. Pur riconoscendo la crescita di episodi di microcriminalità e di tensione sociale, ha sostenuto che Trieste non sarebbe paragonabile alle grandi città italiane dove, a suo dire, esistono interi quartieri in cui le pattuglie faticano a entrare.
Per l’imprenditore, Trieste resta una città con criticità reali ma ancora gestibili, a patto di intervenire con decisione sul fronte delle regole, del controllo del territorio e delle responsabilità di chi commette reati o provoca disordini.
Decorazioni natalizie e turismo: “Le luci sono un investimento, non uno spreco”
Nel finale di trasmissione Ramazzina ha toccato anche il tema, più leggero ma molto discusso, delle spese per le luminarie natalizie. A suo giudizio, le polemiche che ogni anno accompagnano l’allestimento delle luci non tengono conto dell’impatto positivo che l’atmosfera natalizia ha sul turismo, sui locali e sulle attività commerciali del centro.
Le luminarie, secondo l’imprenditore, rappresentano un investimento capace di rendere Trieste una meta attrattiva durante le feste, portando visitatori, lavoro e indotto economico.
Integrazione, accoglienza e limiti del sistema: la posizione di Ramazzina
Tornando ai temi più delicati, Ramazzina ha affrontato anche la questione dell’immigrazione e dell’accoglienza, esprimendo una posizione critica sulla gestione complessiva del fenomeno. Nella sua analisi, quando le persone ospitate non dispongono di strumenti concreti per costruirsi un futuro – lavoro, casa, percorsi di integrazione – cresce il rischio che alcuni scelgano scorciatoie illegali, con ricadute sulla sicurezza percepita.
Pur usando toni molto duri, l’imprenditore ha insistito su un concetto chiave: per lui, accoglienza e integrazione dovrebbero andare di pari passo con regole chiare, controlli efficaci e responsabilità precise per chi infrange la legge, a tutela sia dei cittadini sia dei migranti che rispettano le norme e cercano davvero di costruire una nuova vita.
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