Centro Antiviolenza GOAP: perché la lotta è ogni giorno

Il GOAP di Trieste - Centro Operatrici Antiviolenza e Progetti - da 23 anni offre alle donne vittime di violenza servizi e spazi protetti con il principale scopo di porre fine al loro incubo, ma non è il solo.

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, tenutasi ieri, 25 novembre, il Centro si è quindi schierato in prima linea per effettuare quanta più divulgazione e sensibilizzazione sul tema oltremodo delicato e di estrema importanza, aderendo alla campagna di prevenzione alla violenza "Questo non è amore" indetta dalla Polizia di Stato. Nondimeno, il Centro Antiviolenza triestino agisce a stretto contatto con il servizio sociale minori, il consultorio, altri centri sociali e ovviamente con le forze dell'ordine.

"È anche scontato dire che, nonostante vi sia la necessità di istituire una singola giornata rappresentativa, la lotta si svolge ogni giorno, ed è bene che se ne parli sotto vari aspetti per tutto il corso dell'anno", sottolinea Francesca Maur, presidente del GOAP nonché operatrice.

  Il Centro è una struttura pubblica composta da varie case rifugio, in cui nel corso di questi vent'anni quasi 5 mila donne, spesso portate da un'amica, un conoscente, dalla Polizia o dal personale medico dell'ospedale, hanno trovato un sostegno specifico per uscire dalla violenza e superarne le conseguenze traumatiche, riconquistando la propria autonomia e autodeterminazione. Durante il 2021 le nuove accolte sono state 230, andate a sommarsi alle 196 donne già presenti, per un totale di 426 donne.

Sul territorio italiano esistono molti Centri operanti come il GOAP, i quali creano una solida rete nazionale; tutte facce della stessa medaglia che adottano la stessa metodologia, vale a dire forniscono accoglienza e affiancamento, garantiscono segretezza e anonimato, e dispensano consulenze e sostegno psicologico, sia per la donna stessa sia nell'assistenza genitoriale. Infatti, un altro nodo cruciale è rappresentato dalla cosiddetta 'violenza assistita', quando sono i figli minori a dover assistere ai gesti brutali che si realizzano nelle mura domestiche - la violenza assistita è stata riconosciuta come reato, seppur di entità minore, dalla Convenzione di Istanbul -.

 

"Le donne che accogliamo inizialmente svolgono un percorso individuale, affiancate da due operatrici, durante il quale sì rielabora la storia della violenza, si aiuta a superare la paura, i vissuti di vergogna e il senso di colpa. Ma la violenza è talmente subdola e invalidante che, prima di farla pagare al maltrattante - intraprendendo quindi un iter penale di denuncia -, le vittime desiderano solo che la violenza finisca, tenendo anche conto del fatto che la denuncia non è comunque una tutela completa", spiega Francesca Maur.

"Le tempistiche dei percorsi possono essere più o meno lunghe, dipendono anche dall'eventuale procedimento penale, andando dai sei mesi ma che possono durare anche anni. Durante questo periodo le donne continuano a frequentare il Centro e, nei casi di rischio o violenza grave, possono essere ospitate, anche all'interno di un residence convenzionato se il Centro in quel momento dovesse essere chiuso al pubblico".

 

Ma lavorare da soli, o meglio, dialogare da soli col proprio vissuto, ad un certo punto richiede un confronto - e il conforto - di altri vissuti simili, così da essere rispettato, compreso e non giudicato. A tal proposito, all'interno dei diversi percorsi di ogni donna sono comprese attività di gruppo, di auto mutuo aiuto, di potenziamento e rafforzamento dell'autostima - l'empowerment, ossia il raggiungimento della propria autodeterminazione e presa di consapevolezza -.

Non ultime, attività di sensibilizzazione, di formazione e riflessione, utili alle persone esterne a capire i meccanismi profondi, per evitare di fare le domande sbagliate e innescare una rivittimizzazione nella vittima, e dunque rendersi corresponsabile della sua sofferenza. Ad esempio, "perché non l'hai lasciato prima?", o "se ti insultava e ti picchiava perché non l'hai denunciato?" otterrebbero solamente l'effetto opposto di un aiuto, proprio perché bisognerebbe prima chiedersi le motivazioni per cui la donna rimanesse legata al suo aggressore, o se piuttosto lei stessa ne fosse consapevole.

Le attività di formazione però non si esauriscono all'interno del Centro bensì vengono realizzate anche nelle scuole e, a seconda del grado d'istruzione, i contenuti e lo svolgimento si diversificano in maniera più specifica e adeguata. Nelle scuole elementari ci si dedica al rispetto altrui e al riconoscimento dei propri spazi personali, fino ad arrivare ad attività laboratoriali con simulazioni negli ambienti universitari.

Infine, la presidente GOAP evidenzia che "è importante divulgare che esiste l'associazione 'Interpares', associazione dedicata agli uomini maltrattanti alla quale possono rivolgersi uomini che agiscono violenza nelle relazioni intime. Bisogna lavorare anche sul versante opposto, ovvero da dove la violenza nasce e proviene".

Non è un mistero che gli atti di violenza siano un fenomeno sociale e culturale molto radicato, anche in Italia, dove una donna su tre né è vittima, tanto per quella sessuale quanto quella psicologica. Ma essa è soprattutto un fenomeno strutturale basato sui rapporti di poteri, sui ruoli stereotipati che riconoscono compiti  diversi a seconda del genere e che, a differenza della società in cui si radicano, possiedono diversa intensità ma che di fatto sono gli stessi in ogni cultura.

Si arriva infine a definire la violenza anche come fenomeno trasversale riscontrabile in qualsiasi fascia culturale, sociale, etnica, senza distinzioni, poiché non esiste un modello di donna che riceve i soprusi né dell'uomo che li attua.

Di seguito, il link diretto del GOAP | Gruppo Operatrici Antiviolenza e Progetti" https://www.goap.it , per chiunque avesse bisogno di informazioni, di contatti e di aiuto, per se stessa o per una persona cara.

Il Centro si trova in via San Silvestro 5 ed è aperto lunedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 15 - sabato e domenica anche con ricezione telefonica -, martedì e mercoledì dalle 12 alle 18.