Tagli accoglienza, Schiavone (Ics): «Proposta demagogica e pericolosa che va contrastata, rischio infiltrazioni criminali»

«In questo periodo si parla molto di tagli all’accoglienza per riuscire per stroncare il business dell’accoglienza, sempre che in parte esista. Si tratta di affermazioni abbastanza pericolose e demagogiche che aprono la strada anche a rischi di infiltrazioni criminali. Cerchiamo di capire perché. Oggi il sistema pubblico di accoglienza è sostanzialmente nel caos in quanto è diviso tra sistema Spral (quello che dovrebbe esistere, che ruota attorno all’accoglienza diffusa) e sistema Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria - che dovrebbe essere un sistema di passaggio, dove le persone dovrebbero stare per poco tempo e quindi i servizi di accoglienza dovrebbero essere essenziali)».

Lo rileva Gianfranco Schiavone, presidente di Ics

«Nello spral - continua la nota - i servizi che lo stato prevede sono servizi di accoglienza materiale. Mediazione linguistico culturale, orientamento e accesso ai servizi del territorio, formazione e riqualificazione professionale, orientamento all’inserimento nel lavoro, orientamento all’inserimento sociale, orientamento  e accompagnamento legale, tutela psico-socio sanitaria. Nello Spral non si prevede mai una spesa media inferiore ai 35 euro mentre nella media nazionale tra i 38 e i 40 euro.  Nei programmi  Cas di accoglienza straordinaria, essendo erogati solo i servizi essenziali, si potrebbe risparmiare, in quanto se è possibile un rapido trasferimento delle persone nello Spral, alcuni servizi specie per l’integrazione sociale non sarebbero necessari».

«Ma la domanda è - ancora Schiavone - , cosa avviene se il trasferimento tra i Ca e i centri Spral non succede e ciò non avviene perché l’80% dei programmi sono straordinari. Ci sono davanti solo 2 possibilità. O rimanere a servizi essenziali, con un’accoglienza i bassissima qualità oppure adeguare nei centri straordinari lo stesso tipo di servizi che ci hanno nella spral. Quest’ultima scelta è quella che abbiamo sempre optato a Trieste. Se però adeguiamo i centri straordinari ai servizi spral i costi non possono essere inferiori a quelli dello Spral o quanto meno non posso essere inferiori ai 35 euro al giorno. Se si decide di tagliare questi costi, le conseguenze sono molto chiare. Le seguenti voci vengono a sparire: formazione e riqualificazione professionale, orientamento all’inserimento nel lavoro, orientamento all’inserimento abitativo, orientamento all’inserimento sociale. Per quanto riguarda le altre spese che rimangono, per esempio spese materiali di vitto e alloggio bisognerebbe abbandonare il metodo dell’accoglienza diffusa, in cui le persone vivono in modo indipendente a favore dei grandi centri, in cui sostituire gli operatori sociali con guardiani e ottenere grazie a i grandi numeri delle economie di scala, quali servizi mensa e pulizia e in generale tutti i servizi che potrebbero costare meno se le persone non vivono in modo autonoma».

«Se si facesse tutto ciò - sottolinea il presidente di Ics Schiavone - quali sarebbero le conseguenze reali? Ovviamente nessun risparmio per la collettività. Non ci sarebbe nessuna diminuzione del numero delle presenze ma ci sarebbero meno servizi per l’integrazione, ovvero quando le persone escono dall’accoglienza avranno meno strumenti per essere indipendenti perché non avranno fatto corsi di formazione, non avranno fatto tirocini, percorsi di inserimento sociale. Avranno un titolo di soggiorno per vivere in Italia ma non sapranno per muoversi e ricadranno sulle spese sociali di tutta la collettività. Si creerebbero inoltre grandi concentrazioni di persone, che vuol dire anche grande concentrazione di potere perché soltanto grandi lobby possono gestire grandi strutture di accoglienza per realizzare grandi economie di scala con servizi bassi e realizzare delle economie. Tutte le volte che è successo questo in Italia, queste grandi lobby hanno trascinato con se infiltrazioni della malavita organizzata. Infine si verrebbe a mettere in crisi il modello dell’accoglienza diffusa ed anche l’economia diffusa che questa porta con sé, vedi affittuari, negozi, insegnanti, operatori e quant’altro».

«In sintesi - conclude Schiavone-  non si avrebbe nessun risparmio della spesa pubblica e si avrebbe nel contempo un drammatico peggioramento del sistema di accoglienza con ala fine spese maggiori sia economiche che sociali per la collettività. Per controllare le spese dell’accoglienza: prima di tutto controllarle appunto attraverso un meccanismo pubblico rigoroso, secondo poterli adeguare al modello dello Spral che prevede una rendicontazione analitica senza poter fare utili o limitarli a percentuali molto basse con obbligo di utilizzarli in progetti sociali. Quindi, infine, le modalità per risparmiare e per controllare il sistema di accoglienza evitando abusi c’è, e non è quello dei tagli lineari. Tale proposta è demagogica e pericolosa che va contrastata».