Restituiti a Grecia, Egitto e Giordania preziosi reperti archeologici sequestrati dai Carabinieri TPC (FOTO)
Un corredo funerario di epoca classica, decorazioni ellenistiche e vasellame nabateo risalente al 300 a.C. sono tornati nelle mani legittime degli Stati di origine grazie all’attività investigativa condotta dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Udine. Le cerimonie ufficiali di restituzione si sono svolte lo scorso 28 maggio e 10 luglio, presso le Ambasciate di Grecia, Egitto e Giordania, destinatarie di beni archeologici sottratti illegalmente al patrimonio culturale mondiale.
Reperti nascosti in casa, partono le indagini
Tutto ha avuto inizio nel 2022, quando un cittadino della provincia di Trento ha denunciato un furto con effrazione nella propria abitazione. Durante il sopralluogo, i Carabinieri del TPC hanno notato numerosi oggetti esposti come soprammobili che presentavano caratteristiche tipiche di manufatti archeologici autentici, ma privi di qualsiasi documentazione legale.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trento e supportata dall’Ufficio Beni Archeologici della Soprintendenza della Provincia Autonoma di Trento, ha confermato l’autenticità e l’origine estera dei reperti. Tra questi, una rara coppa megarese ellenistica finemente decorata a palmette e una coppa islamica della cultura Mamluk con motivi “a graffito”.
Petra, 300 a.C.: riemerge un tesoro nabateo
Tra i beni di maggior pregio, un corredo funerario in terracotta composto da 15 elementi, tra cui unguentari, anforette e frammenti dipinti provenienti dal sito archeologico UNESCO di Petra, in Giordania. Oggetti che testimoniano pratiche rituali e artistiche dell’antica cultura nabatea, e che erano rimasti celati per decenni in una casa privata, lontano da musei e studi scientifici.
La provenienza è stata confermata tramite l’Ufficio di Cooperazione Internazionale del Comando TPC, che ha coordinato la verifica e il riconoscimento con le autorità culturali e diplomatiche di Grecia, Egitto e Giordania.
Un’eredità raccolta in buona fede
Il cittadino trentino, risultato totalmente estraneo ad attività illecite, aveva ereditato la collezione dal padre, noto medico e letterato appassionato di viaggi. L’uomo, nel corso dei decenni, aveva accumulato questi oggetti come “souvenir” inconsapevoli, inconsciamente sottratti alla fruizione pubblica e alle nazioni d’origine. La buona fede del figlio ha portato all’archiviazione della sua posizione e ha permesso di avviare l’iter di restituzione senza opposizione.
Un segnale forte di diplomazia culturale
L’operazione, che ha visto coinvolti anche il Tribunale di Trento e le autorità giudiziarie e culturali italiane ed estere, rappresenta un esempio virtuoso di cooperazione internazionale per la tutela del patrimonio dell’umanità.
“La cultura – sottolineano i Carabinieri TPC – è un ponte tra i popoli, anche nei momenti più critici. Proteggere i beni archeologici significa onorare la storia condivisa e promuovere valori universali”.
In un’epoca segnata da conflitti e frammentazioni geopolitiche, il ritorno di questi reperti nella loro terra d’origine si carica di un forte valore simbolico, oltre che storico e scientifico.