Addio alla triestina Serena Corazza, pioniera della LIS e figura di riferimento per la comunità sorda
Se n’è andata a 71 anni Serena Corazza, linguista, studiosa e pioniera della Lingua dei Segni Italiana (LIS), una delle figure più autorevoli e amate nel panorama nazionale per la tutela e la valorizzazione della cultura delle persone sorde. La notizia della sua scomparsa è stata accolta con profondo dolore dal mondo accademico, dall’Ente Nazionale Sordi (ENS) e da tutta la comunità che per decenni ha trovato in lei un punto di riferimento umano e professionale.
Serena Corazza è stata una presenza centrale e imprescindibile nella storia recente della LIS. Con straordinaria dedizione ha dedicato la sua vita alla ricerca linguistica, alla formazione e alla divulgazione, contribuendo in modo decisivo al riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana come lingua piena, viva e autonoma, espressione identitaria e culturale di migliaia di persone in tutto il Paese.
L’ENS, nel ricordarla, ha espresso profonda gratitudine: «Siamo riconoscenti a Serena per aver guidato con passione e competenza il primo Dipartimento di Lingua e Cultura dei Sordi, fondato nel 1999. Da allora – si legge nella nota – la sua visione ha reso la disciplina parte integrante dei percorsi formativi, contribuendo a dare dignità e diffusione alla LIS in tutta Italia.»
Nel corso della sua carriera, Corazza è stata punto di unione tra accademia e comunità sorda, incarnando quella cultura dell’inclusione che oggi rappresenta una conquista di civiltà. La sua opera ha influenzato generazioni di linguisti, insegnanti, interpreti e studenti, formando una nuova consapevolezza sul valore della comunicazione come diritto universale.
Figura di primo piano nel panorama culturale e sociale triestino, Serena Corazza lascia un’eredità che va oltre la linguistica: quella di una donna che ha saputo unire scienza, empatia e impegno civile in una vita interamente dedicata agli altri.
Il suo insegnamento continuerà a vivere nei gesti, nelle parole e nei cuori di chi, grazie a lei, ha imparato che il linguaggio non è solo voce, ma relazione, rispetto e libertà di esprimersi.