Torna Fvg Pride, probabile parata il 4 settembre tra Gorizia e Nova Gorica

Il  2020 è stato un  anno difficile sotto ogni aspetto e  non meno difficile è  questo 2021. La  pandemia ha  portato  a  galla diverse criticità della nostra cultura, società, economia e  politica e,  con il confinamento delle perso-       ne in bolle sociali, ha reso ostico gestire i momenti di crisi. Ma proprio questa cornice di  difficoltà e  di  iso-  lamento ci rende ancora più orgoglios* nell’annunciare la terza edizione del FVG Pride, che  speriamo serva  anche sia a riflettere sulle difficoltà specifiche e ulteriori che le persone della nostra comunità hanno dovuto affrontare in questo anno di pandemia, sia a rafforzare il senso di comunità in contrasto a quello di  solitudine. Dopo la prima edizione Udine 2017, con una partecipazione di 7000 persone, e dopo aver  portato 10mila per- sone in piazza Unità nella seconda edizione Trieste 2019, torniamo nel 2021 ponendo al centro della nostra manifestazione le città di Gorizia e Nova Gorica. Sarà un Pride insieme vecchio e nuovo: nuovo per le inedite for- mule che abbiamo escogitato per adattarci alle esigenze specifiche dell’attuale periodo storico, vecchio perché rimane invariato il suo nucleo storico di momento identitario e costitutivo della comunità LGBTQIA+, così come invariata resta la natura squisitamente politica della manifestazione, che ha come obiettivo il rivendicare il nostro bisogno di tutela e la garanzia dei nostri diritti, tutti aspetti che ancor oggi vengono ignorati e  negati dalla politi-  ca, dalle istituzioni e dalla società.

Per quanto la politica odierna ami fregiarsi di parole come «inclusività» e «attenzione per le minoranze discri- minate e pari opportunità», la realtà dei fatti dimostra crudamente il contrario. Dalla promulgazione della legge 76/2016, la cosiddetta «legge Cirinnà», la legge apartheid che, creando un apposito istituto giuridico, discrimina  de iure le relazioni non eterosessuali, non è stato mosso nessun ulteriore passo avanti, né per rendere più di- gnitosa quest’ultima legge, né per regolamentare le adozioni – come si era promesso – né per ottemperare agli obblighi imposti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Insieme sintomo ed evidenza è  il d.d.l  Zan che, sebbene abbia il merito di dare riconoscimento giuridico alle discriminazioni che la nostra comunità subisce, resta monco rispetto al divieto di propaganda omolesbobitransfobica. è compromessa per quanto ri- guarda alla propaganda omolesbobitransfobica. Il suo iter travagliato, poi, non fa che evidenziare il fatto che in Italia l’odio omolesbobitransfobico non è ancora riconosciuto dalla politica come un fenomeno reale, pericoloso e ben delineato nelle sue manifestazioni.

Questa superficialità del legislatore, unita ai discorsi di odio e  alle politiche discriminatorie di certi ben noti parti-   ti, ha ricadute sociali che si traducono in atti concreti di discriminazione e violenza verso le persone appartenenti alla nostra comunità. Nei sei mesi tra giugno e dicembre 2019 il Centro Risorse LGBTI ha raccolto 672 segna- lazioni di crimini o altri atti a movente omolesbobitransfobico in tutto il territorio nazionale. Delle persone che subiscono violenza, tre su quattro non denunciano per mancanza di fiducia nelle istituzioni. Violenze che spesso assumono un profilo tragico, come la vicenda di Ciro e Maria Paola Gaglione e il pestaggio in piazza Bellini, fatti accaduti a Napoli a settembre 2020, o l’aggressione nella stazione Valle Aurelia a Roma lo scorso febbraio.

La nostra Regione si è dimostrata sorda alle richieste che abbiamo avanzato nella scorsa edizione; anzi potrem-  mo dire, a ragione, che la situazione è peggiorata. La Regione, insieme ai Comuni più popolosi, è  uscita dalla  Rete Re.a.dy (rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), ha negato l’identità alias all* propri* dipendenti e ha smesso di finanziare il progetto «A scuo-  la per conoscerci» che affronta il problema del bullismo omolesbobitransfobico nelle scuole. Il movente di tutte queste politiche è stato semplicemente quello di voler dare un taglio alla «propaganda ideologica», fingendo di  non sapere che non si tratta né di propaganda né di ideologia, ma della dignità e della salute fisica e mentale di tutt*, non solo delle persone LGBTQIA+.

Sono questi i motivi che ci spingono a tornare di nuovo tra le strade e per le piazze, per rivendicare spazi fisici e culturali che sono anche nostri. Come nelle scorse due edizioni, non limiteremo le nostre attività solamente alle città che saranno sede della parata finale, ma coinvolgeremo coi nostri eventi l’intero territorio regionale. Nell’ul- tima edizione i nostri eventi si sono concentrati in un un solo mese prima della parata, quest’anno abbiamo voluto fare di più: prevediamo un calendario fitto di incontri che partirà da maggio e si concluderà a settembre con la parata finale. Stiamo lavorando al fine di offrire la maggior parte degli eventi in presenza, puntando specialmente  a spazi all’aperto. In ogni caso, e nell’ottica di voler raggiungere una platea il più larga possibile, non potremo prescindere dal web e cercheremo di registrare e trasmettere in streaming sui nostri canali tutti i nostri incontri. Ogni evento sarà naturalmente organizzato nel rispetto delle norme di profilassi COVID19 specificate nei decreti che saranno vigenti. Come per le scorse edizioni, gli eventi che organizzeremo saranno di contenuto prettamente culturale e avranno il duplice scopo di farci conoscere e di approfondire le istanze politiche della manifestazione, istanze che sono messe per iscritto all’interno del nostro manifesto politico. In questo momento stiamo ultimando   il calendario eventi, che verrà reso noto di mese in mese - in questo modo potremo anche far fronte più facilmen-  te alle incertezze organizzative dovute al fatto di non sapere come la situazione pandemia evolverà nel futuro. Il primo evento in calendario sarà una conferenza dal titolo “Chi ha paura dello schwa”, un confronto sul linguaggio ampio, con le relatrici Vera Gheno e Patrizia Fiore. Si svolgerà il giorno 11 maggio alle 18. Potrete seguire questi annunci sulle nostre piattaforme social e/o il nostro sito web www.fvgpride.it

 

Il motto che abbiamo scelto per questa edizione è #sconfiniamoidiritti ed è una vera e propria dichiarazione di intenti. Strizzando l’occhio alla città tagliata in due da un confine, quella nella quale si concluderà il percorso del FVG Pride 2021, vogliamo esprimere come anche i nostri diritti siano stati “confinati” da anni, relegati ai problemi  a bassa priorità, resi ostaggi delle guerre politiche combattute a  suon di  emendamenti. La  parola confine, nei  suoi riverberi di confinamento e confino insieme, inevitabilmente, alla parola pandemia saranno il fil rouge che unirà concettualmente gli eventi di questa edizione. Vorremmo anche rimarcare che gli eventi proposti sono stati pensati in una doppia ottica: da un lato, come in passato, vogliamo dare risalto e approfondire tematiche che di solito passano sotto silenzio, denunciare e sensibilizzare riguardo le discriminazioni che subiamo; dall’altro ab- biamo deciso, quest’anno, di impegnarci nel proporre anche soluzioni concrete, come per esempio educare alle buone pratiche antidiscriminatorie in diversi ambiti. Questa terza edizione vuole essere un motore di cambiamen- to per una ripartenza che sia più inclusiva, equa e sicura per tutt*.

La parata finale è ancora un grosso punto interrogativo. Essa è prevista per sabato 4 settembre e coinvolgerà sia Gorizia che Nova Gorica; per minimizzare il rischio di contagi, tuttavia, potremmo non essere in grado di svolgere  il corteo nelle stesse modalità delle edizioni precedenti. Nell’attesa di avere la situazione più chiara – e nella spe- ranza di una più ampia copertura vaccinale –, possiamo già garantire che tenteremo tutto il possibile per portare fisicamente i  nostri corpi nelle strade e  nelle piazze, per affermare la  nostra esistenza come persone. Stiamo    già lavorando a stretto giro con le associazioni LGBTQIA+ slovene (Legebitra, Transakcija, Kvatir, DIH, Koroska Pride, Medoti, Out in Slovenia e SKUČ) per offrire il primo Pride transnazionale italiano. Teniamo tantissimo alla dimensione internazionale di questo FVG Pride 2021: in un periodo di  isolamento come quello che stiamo viven- do e dopo le politiche di chiusura dei confini cui abbiamo assistito negli anni scorsi, accompagnate dalla di- chiarazione del Presidente Regionale Massimiliano Fedriga di voler erigere un muro sul confine fra le nostre due nazioni, noi vogliamo riaffermare la nostra rete di amicizie e  di cooperazione che trascende ogni tipo di frontiera    e dimostrare che oltre le differenze geografiche, linguistiche, culturali, siamo tutt* esseri umani che affrontano gli stessi problemi e cercano insieme le stesse soluzioni.

Diversi sono stati i motivi che ci hanno spinto a eleggere Gorizia e Nova Gorica a capitali del FVG Pride 2021. Innanzitutto le due città stanno godendo di un rigoglioso fermento culturale nell’ultimo periodo: ricordiamo infatti che esse sono state elette come capitali europee della cultura per il 2025 e sono state teatro dello storico in-  contro fra i Presidenti della Repubblica italiano e sloveno. In un certo senso, vogliamo rimettere in scena questo

incontro, eleggendo le due Gorizie come luogo di commistione della comunità LGBTQIA+ slovena con quella italiana. Diversi aspetti legano il lavoro delle associazioni LGBTQIA+ al territorio di Gorizia. Dall’iniziale gestione delle richieste di protezione internazionale avanzate dai migranti LGBTQIA+ alla tanto discussa sperimentazione della “sezione gay” nel carcere goriziano, o ancora per la clinica di prevenzione delle IST che da  decenni funge  da riferimento per la comunità grazie alla sua eccellente accoglienza.  Nelle prossime ore partirà la richiesta di   una riunione congiunta con le amministrazioni comunali sia di Gorizia che di Nova Gorica per cominciare a im- bastire un discorso sulle modalità di coinvolgimento delle città e siamo aperti a dialogare con tutte le altre istitu- zioni che vorranno confrontarsi con noi. Da oggi partiremo anche con le richieste di patrocinio che sicuramente chiederemo alla Regione, ai Comuni, alle Università degli Studi di Udine e Trieste e alle Repubbliche Italiana e Slovena. Riteniamo che tutte le istituzioni abbiano l’obbligo morale di supportare la nostra manifestazione, data la loro funzione di garanzia e tutela delle pari opportunità e del benessere di tutt* l* cittadin*. Il Pride è, infatti, una mobilitazione che coinvolge tutte le componenti della società civile, individuali e collettive, nella rivendicazione e celebrazione pacifica di valori universali, che sono alla base dell’Articolo 3 della nostra Costituzione e sono riba- diti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

 

Da quest’anno l’ente organizzatrice del FVG Pride è la neonata Associazione FVG Pride ODV, mentre nelle edi- zioni passate le organizzatrici sono state le associazioni LGBTQIA+ regionali ora come singole, ora riunite in co- mitato. Si tratta, tuttavia, di una differenza formale più che sostanziale: le persone che stanno dietro l’organizza- zione sono sempre le stesse. Questa scelta è stata dettata principalmente dall’esperienza maturata nelle edizioni precedenti che ci ha portato a ritenere questa nuova forma associativa come  più  pertinente rispetto agli  scopi  che perseguiamo. Resta invece invariata la modalità di finanziamento del FVG Pride: come nelle edizioni pre- cedenti la manifestazione sarà finanziata mediante donazioni di privati, esercizi commerciali, associazioni, enti privati, ecc. Si potrà anche donare attraverso la campagna di crowdfunding sul sito produzionidalbasso.com.

L’FVG Pride ha già raccolto diverse adesioni da parte di molte associazioni friulane e giuliane, fra cui: Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia, ALFI – LUNE, Arcigay Friuli, Associazione Studentesca Universitaria Iris, Anà-thema Teatro, ANPI VZPI Trieste Trst, ANPI Udine, Associazione Culturale Tina Modotti, Circolo ARCI Casaupa, Circolo ARCI CCFT, Circolo ARCI Misskappa, CGIL FVG, Cizerouno, Damatrà, Etrarte, Famiglie Arcobaleno FVG, GetUp, Muja Buskers, Nihao Panda, Nuovi Vicini, Oikos Onlus, Ospiti in arrivo, SISM Udine, Stella Polare, UAAR Porde- none.

Contiamo che, nel tempo, questo elenco si allunghi ulteriormente. Per aderire al FVG Pride e al  nostro Manife-  sto, associazioni ed enti possono contattarci via e-mail all’indirizzo adesioni@fvgpride.it; gli esercizi commerciali che invece vogliono sostenerci economicamente possono scrivere all’indirizzo collabora@fvgpride.it. Donando al FVG Pride gli esercizi avranno la possibilità, sottoscrivendo il  nostro documento anti  discriminazione, di  aderire al circuito «Friendly FVG», un progetto condiviso in cui ci proponiamo di mappare tutti i  luoghi sicuri della regio- ne dove le persone LGBTQIA+ possono recarsi ed essere cert* di non subire discriminazioni o violenze basate sull’orientamento sessuale o l’identità di genere

Guida alla lettura

Lgbt… che?

La comunità LGBTQIA+ è formata da persone lesbiche (donne che provano attrazione sessuale e romantica per altre donne), gay (uomini che provano attrazione sessuale e romantica per altri uomini), bisessuali (persone che provano attrazione sessuale e romantica verso due o più generi), transgender (persone che si riconoscono in un genere diverso da quello assegnato alla nascita), queer (persone il cui orientamento sessuale e/o identità di ge- nere non rientra nelle categorie binarie create dalla cultura egemone), intersessuali (persone nate con caratteri sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie del corpo maschile o femminile) e asessuali (persone che non provano attrazione sessuale né interesse per il sesso pur potendo provare attrazione intellettuale ed emotiva verso altre persone). Il segno + alla fine sta a  significare l’inclusione nella comunità di  tutte quelle persone che, pur non riconoscendosi in nessuna delle lettere precedenti, subiscono comunque discriminazioni e violenze ba- sate sulla propria identità sessuale.

 

Perché gli asterischi?

«I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo», scrisse Wittgenstein nel celebre Tractatus logi- co-philosophicus. Per cercare di includere nel nostro quotidiano realtà che solitamente passano taciute nasce l’esigenza di ampliare il linguaggio che usiamo ogni giorno in forme più inclusive. Le parole che si scelgono ogni giorno esercitano, infatti, una certa influenza sul modo in cui percepiamo la realtà. L’asterisco è un espediente grafico che può essere usato in sostituzione alla desinenza per indicare la forma sia al maschile che al femminile e, dunque, includere le forme che non rientrano in nessuna delle due. È, infatti, cruciale creare un linguaggio che non solo non cancelli la femminilità nel “maschile inclusivo”, ma che anche si adatti a chi non si riconosce nella divisione binaria standard dei generi maschile o femminile.

In molte altre lingue si stanno facendo tentativi simili. L’inglese, il francese e lo svedese prevedono pronomi neu- tri con un grado più o meno forte di utilizzo: in svedese, hen è entrato nel linguaggio; in inglese si sono imposti abbastanza facilmente ze o they/them; in francese si discute dei vari pronomi possibili, primi fra tutti yel/iel. Uno stratagemma grafico non è risolutivo, ma è un passo in avanti verso un’inclusione che, passando dal linguaggio, arrivi anche alla società.