Dal Lussemburgo maxi multa ad Amazon: “Hanno violato per le norme Ue sulla privacy”

Finalmente una maxi-multa per un colosso del web, quella arrivata dall'autorità lussemburghese per la protezione dei dati (Cnpd), che ha condannato Amazon a una multa record da 746 milioni di euro per aver trattato i dati personali in violazione del regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Ue (GDPR): il Codacons ha accolto con favore la notizia della sanzione, dopo una lunga sequenza di multe – quelle inflitte in Italia – largamente insufficienti alla luce delle dimensioni globali delle aziende coinvolte.

È chiaro, infatti, che solamente infliggendo multe di queste dimensioni si possono dissuadere le multinazionali dal proposito di mettere in atto comportamenti truffaldini o scorretti: non è certo una manciata di milioni di euro, infatti, a scoraggiare un’azienda di queste dimensioni, e spesso il ritorno derivante da operazioni scorrette è largamente superiore al costo da sostenere per metterle in atto. Calcoli alla mano, finché il rapporto costi:benefici rimarrà quindi in bilico, non ci si potrà aspettare altro che la reiterazione di condotte dannose per la collettività.

È ora quindi di seguire l’esempio europeo anche nel nostro Paese: sanzioni adeguate, e congrue rispetto alle dimensioni e al volume d’affari dell’azienda coinvolta, vanno nell’interesse dei cittadini e dei consumatori. Settori come la telefonia, o come l’energia, rappresentano la prova provata: imporre una multa irrisoria e in grado di fare appena il solletico ai giganti, che grazie alle pratiche scorrette incamerano guadagni stratosferici, significa ormai difendere uno status quo.  Ovvero, tutto quello che va contro l’interesse dei consumatori: i quali hanno diritto a comportamenti trasparenti e corretti, perché pagano direttamente il conto di scorrettezze e violazioni.