“La non accoglienza è il degrado”: Rifondazione contro la chiusura dei sottopassi in piazza Libertà

“La non accoglienza è il degrado”: Rifondazione contro la chiusura dei sottopassi in piazza Libertà

La chiusura definitiva dei sottopassi pedonali di piazza della Libertà, annunciata dal sindaco Roberto Dipiazza, accende la protesta del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea di Trieste, che in una nota diffusa in queste ore parla apertamente di “non accoglienza mascherata da decoro” e punta il dito contro l’amministrazione per la gestione del fenomeno migratorio.

Secondo il comunicato, l'intervento del Comune – giustificato dal sindaco con la frase “erano ridotti a una latrina: ora basta, li chiudiamo una volta per tutte” – rappresenta l’ennesima risposta repressiva a un problema complesso, affrontato senza progettualità né umanità.

“Mancano servizi di base, e si risponde con cemento e chiusure”

Il partito denuncia una scarsa attenzione verso i migranti in transito a Trieste, spesso presenti in piazza della Libertà per riprendere il cammino verso altre destinazioni. Rifondazione ricorda di aver chiesto, fin da tempo, almeno l’installazione di bagni chimici, come avviene per molte sagre. Due servizi furono posizionati, ma rimossi dopo pochi mesi, senza essere sostituiti.

Nel comunicato si citano anche altri episodi ritenuti rappresentativi di un clima politico ostile all’accoglienza: dagli sgomberi dei Silos e del Porto Vecchio, alla demolizione della sala Tripcovich, definita “ottima”, fino alla mancata apertura dell’ex mercato coperto di via Gioia.

Tutti elementi che, secondo Rifondazione Comunista, dimostrano un’azione politica volta a desertificare gli spazi e marginalizzare i più fragili, più che a risolvere problemi.

“Chiudere i sottopassi non è una soluzione, ma una scorciatoia vendicativa”

Secondo il partito, “tombare” i sottopassi equivale a punire la povertà e negare l’evidenza di un bisogno di accoglienza, trasformando uno spazio di riparo in un simbolo da cancellare. Una mossa, si legge, “glorificata come pugno duro”, ma che serve solo a “colpevolizzare chi aiuta e a provocare ulteriore disagio sociale”.

“I cittadini sappiano chi sono i veri responsabili”

La nota si conclude con un invito alla cittadinanza a non farsi ingannare dalla retorica del degrado: per Rifondazione Comunista, le responsabilità sono politiche e precise, attribuite direttamente al sindaco di Trieste e alla sua maggioranza, accusati di “mediocre gestione del fenomeno strutturale delle migrazioni” e di utilizzare “polemiche di bassissimo rango” contro chi si occupa di assistenza umanitaria.