La lettera ai fedeli del Vescovo Giampaolo Crepaldi
«Carissimo amico, carissima amica,
ti scrivo queste righe per manifestarti innanzitutto la mia vicinanza in questo tempo
così difficile e doloroso a causa del coronavirus, nel quale sei chiamato ad affrontare
situazioni, problemi e sfide mai affrontati prima. Soprattutto quando anche tu ti vedi
costretto a misurarti con la tua malattia, con quella dei tuoi assistiti, dei tuoi colleghi, dei
tuoi cari e delle persone che ti circondano.
Mi giungono notizie molto serie e preoccupanti circa la salute di moltissimi
operatori e addetti alle nostre case di riposo, alle case di accoglienza, ai servizi verso le
persone, che operano a contatto con le categorie più deboli della nostra società: anziani,
ammalati, poveri, emarginati, migranti. Relazionarsi con queste persone risulta essere
ancora più difficile in questo momento. È difficile servirle in pienezza, quando si deve
fare i conti con la paura di mettere realmente la propria vita a rischio di contagio o di
mettere noi stessi a rischio di contagiare gli altri. E difficile servirli in pienezza, quando
si percepisce che l’impegno profuso non è sempre valorizzato e supportato adeguatamente dalle pubbliche Istituzioni o dalla solidale attenzione della società civile.
Davanti a questa montagna che sembra invalicabile, mi sento di proporti le parole
di incoraggiamento che il grande Re Davide diede a suo figlio Salomone in occasione
della sua chiamata alla costruzione del Tempio di Gerusalemme: “Sii forte, coraggio;
mettiti al lavoro, non temere e non abbatterti, perché il Signore Dio, mio Dio, è con te.
Non ti lascerà e non ti abbandonerà finché tu non abbia terminato tutto il lavoro per il
tempio” (lCr 28,20). Sono parole che sgorgano direttamente dal cuore del Signore, nelle
quali anch’io cerco conforto soprattutto in questi tempi così complicati. Esse ci assicurano
che il Signore non ci abbandonerà: questa è la chiave della nostra speranza e del sostegno evangelici, tanto necessari al nostro lavoro e alla nostra missione accanto alle persone più deboli e fragili.
Grazie dal più profondo del cuore per tutto il tuo lavoro e la tua dedizione. Ti abbraccio, unitamente ai tuoi cari e alle persone ate vicine. Possa la mia preghiera essere sempre di conforto al tuo lavoro e alla tua fatica.
Il tuo Vescovo Giampaolo
Trieste, 2 dicembre 2020».
Lettera agli operatori e addetti alle case di riposo, alle case di accoglienza, ai servizi verso le persone firmata dal Vescovo Crepaldi.