23enne affetto dal morbo di Chron, la sorella: "mi appello alla comunità, sosteneteci per i continui viaggi necessari alle cure mediche"

È un appello disperato quello di una ragazza 27enne triestina il cui fratello di 23 anni è stato colpito da una grave patologia, il morbo di Chron, un'infiammazione cronica intestinale.

Il ragazzo aveva iniziato ad accusare i primi sintomi già all'epoca del primo lockdown, dunque all'incirca tre anni fa ma, colti alla sprovvista e ignari della patologia, fratello e sorella non hanno sollecitato le autorità sanitarie.

Dopo otto mesi dall'inizio della malattia - non curata a dovere - il giovane ha avuto un'infezione al coccige con un ascesso da operare, dando il via ad un lungo e doloroso calvario che ha portato il ragazzo pressoché in fin di vita.

"Non si è potuta iniziare la medicina biologica, e nemmeno attuare il ricovero. L'unica opzione è stata Cattinara, ma il personale si è limitato a tamponare la situazione - effettuando anche sottodosaggi e variazioni di cure visto che mio fratello è passato da 100 a 50 chili - fino a che non si è presentata una fistola perianale, mettendo sotto sforzo l'intero organismo", spiega la sorella. La ragazza continua testimoniando che l'infezione si è poi allargata, procurando al fratello ulteriori fistole. "Sono disperata, mio fratello non può andare avanti e indietro dalla sala operatoria, ricevendo interventi anche senza anestesia, oltre che un trattamento poco carino a livello psicologico".

"Ha perso il lavoro, tutti i materiali medici sono a pagamento ed io sono esasperata, non posso più vedere che su di lui si continuino a fare esperimenti. Mi hanno addirittura proposto la camera iperbarica. Io non ho titolo per discutere sull'operato dei medici, ma la situazione sta peggiorando", aggiunge la sorella. La giovane ha infine contattato un esperto dell'ospedale San Raffaele di Milano, ma le visite e gli interventi per rimuovere le fistole sono delicati e costosi, nonché la terapia per curare il morbo di Chron.

"Andiamo su e giù da Milano a Trieste, abbiamo ricevuto l'aiuto di un'amica, io non sono nelle condizioni fisiche per lavorare, e ormai non abbiamo più denaro per curare mio fratello. Il servizio sociale all'inizio ci aveva dato un contributo, ma stiamo attualmente attendendo un'ulteriore risposta. Faccio dunque un appello alla comunità per sostenerci nelle spese mediche, o se magari qualcuno disponga di una stanza a poco prezzo con cucina nei pressi del San Raffaele. Siamo davvero disperati".

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