Brexit, in Gb 65% ora evoca referendum ma solo 22% entro 5 anni

 La crisi economica - crisi non solo britannica e dovuta a fattori globali, ma aggravata nel Regno Unito dai contraccolpi del dopo Brexit e da troppe promesse mancate - alimenta fra i sudditi di Sua Maestà segnali di ripensamento sul divorzio dall'Ue, o almeno di delusione su quanto finora conseguito. Lo conferma un nuovo sondaggio (commissionato dal giornale anti-brexiteer Independent), stando al quale torna in particolare a farsi largo l'idea di un possibile referendum bis dopo quello vinto dai pro Leave nel 2016, se non altro nel medio o lungo termine. In base alla rilevazione, a evocare l'ipotesi di una ripetizione del voto è ora il 65% degli intervistati, contro il 55 dell'anno scorso. Sebbene solo un 22% si dichiari a favore d'un simile sbocco entro 5 anni; mentre un 24% lo immagina possibile entro dieci; e quasi un altro 20 lo rinvia alle generazioni future, eventualmente plausibile in un avvenire piuttosto remoto. La tendenza a forme quanto meno parziali di "pentimento" (in inglese regret) rispetto all'esito del referendum di 6 anni fa è indicata da alcuni analisti britannici con un neologismo ad hoc, 'Bregret'. Anche se la prospettiva d'un ritorno tout court di Londra in seno all'Ue appare in effetti al momento irrealistica: essendo esclusa apertamente non soltanto dal Partito conservatore al governo, ma pure dal Labour di Keir Starmer, il quale ha liquidato di recente la questione come chiusa e si limita per ora a promettere - in vista d'una sua ascesa al potere - di "far funzionare la Brexit" migliorando i rapporti con Bruxelles. (ANSA). LR