TEDx, Riccardo Pilat: «Nuove generazioni dimostrino la voglia di vivere, non sopravvivere»
Globalizzazione e rivoluzione digitale hanno modificato il nostro essere cittadini all’interno del mercato 5.0, «una realtà complessa» come spiega Riccardo Pilat, collaboratore della Cabina di Regia “Benessere Italia” istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, «una realtà caratterizzata da una miriade di variabili», variabili che modificano il nostro vivere quotidiano e che Pilat analizza all’interno del format TEDx Talks.
I baricentri economici, la geopolitica, i servizi al cittadino fino al nostro benessere «si stanno modificando. Riconosciamo quindi la necessità di costruire una cultura che metta sullo stesso piano identità e territorio da un lato e digitale, progresso, futuro, dall’altro».
Riccardo Pilat è membro e promotore di diverse realtà che propongono soluzioni innovative che si concentrano sullo sviluppo verso il digitale, oltre che Co-fondatore della testata giornalistica on line Trieste Cafe e del gruppo editoriale a capo. Si riferisce perciò alla cultura e inclusività digitale, benessere e transizione energetica, economia circolare e tutte quelle tematiche che ci riguardano come generazione.
Parla di una discrasia sociale, economica e politico-istituzionale, che lascia spaesato l’uomo «grandi crisis che necessitano di una sintesi» argomenta Pilat, ma da dove partire? «Per quanto riguarda la mia generazione il primo passo è la formazione, essere al tempo stesso aggregatori di informazioni ma anche insegnanti». Perciò non solo saper utilizzare gli strumenti della digitalizzazione ma saper creare sinergia e di conseguenza «sicurezza. C’è necessità di tecnologie che possano dare questa sicurezza, in primis la blockchain. Oggi più che mai la tecnologia ci deve servire affinché i territori possano coniugare ingegno da un lato e identità dall’altro».
Pilat analizza poi il tema della crisi climatica, che ci tocca da vicino e che influisce ogni giorno sulla qualità della vita, «ci troviamo in disequilibrio con l’ambiente in cui viviamo, le nuove tecnologie devono anche preservare il nostro habitat, per preservare la nostra salute». «L’uomo deve tornare al centro del nostro essere, come se fosse una società partecipata, e riprendere in mano ciò che tante volte, per colpa di uno smarrimento machiavellico, è difficile da canalizzare e promuovere».
Ciò che emerge dall’analisi del giovane Pilat è che esiste una generazione pronta a farsi carico di queste incombenze ed accettare questo tipo di coinvolgimento, ci vuole perciò «un investimento nelle nuove generazioni e nella formazione di queste, perché ciò porta con se la responsabilità e la coscienza nazionale di investire in qualcosa che oggi cresce, domani può correre ma soprattutto dimostra la voglia di vivere in questo sistema e non sopravvivere».