Presidio al porto, Marco Bertali tuona: «Siamo guerrieri del bene, ma divisi non vinceremo» (VIDEO)
Sul palco allestito al Varco IV, durante il presidio tuttora in corso, Marco Bertali — già consigliere comunale e voce nota della mobilitazione — ha preso la parola con parole nette, cariche di rabbia civica e di un forte richiamo alla responsabilità collettiva. Di fronte ai presenti Bertali ha denunciato la frattura che, a suo avviso, ha indebolito la mobilitazione cittadina, e ha lanciato un appello per una strategia comune e coerente.
«La Cgil ha spaccato un fronte che poteva essere unico», ha esordito Bertali, rimarcando come la presenza di più iniziative contemporanee abbia disperso energie e numeri proprio nel momento in cui si sarebbe dovuto «bloccare tutto» con coordinamento e capillarità. Il senso del suo discorso è chiaro: per tradurre lo slogan in fatti concreti — dal presidio prolungato al coinvolgimento massiccio dei portuali — serve prima di tutto unità organizzativa e rinuncia alle divisioni di bandiera.
Con tono severo ma appassionato, Bertali ha spiegato la sua visione della mobilitazione: «Se vogliamo essere veri guerrieri del bene dobbiamo usare l’arte della guerra», ha detto, intendendo con ciò non un richiamo alla violenza, ma alla strategia, alla disciplina e al rispetto etico dentro la piazza. Secondo Bertali i veri guerrieri «sono quelli che sanno unire coerenza etica e azione concreta», capacità che — ha detto — oggi rischiano di essere compromesse da scelte frammentarie.
Il discorso ha contenuto anche una forte sottolineatura sul ruolo dei giovani: numerosi, motivati e presenti, essi rappresentano — nelle parole dell’oratore — la spinta morale della protesta, ma meritano di essere guidati dentro un percorso che trasformi indignazione in efficacia politica. Per questo motivo Bertali ha invitato le sigle stesse a «mettere da parte le bandiere» laddove esse diventino ostacolo all’obiettivo comune.
Non sono mancati toni di rammarico: «Oggi la Cgil ha disunito ciò che doveva rimanere unito», ha ribadito, aggiungendo che la prossima sfida sarà dimostrare se la mobilitazione locale riuscirà a sostenere e moltiplicare i presidi al porto, fino a coinvolgere in massa i lavoratori portuali. Bertali ha ammesso dubbi sulla possibilità di allargare immediatamente l’azione al Varco I, ma ha puntato tutto sulla necessità di perseverare e riorganizzarsi.
A chiudere, un richiamo alla morale della protesta: la lotta — ha detto — non è solo rivendicazione ma responsabilità verso chi soffre. «Siamo qui per difendere i diritti dei palestinesi massacrati: per farlo dobbiamo essere uniti, coerenti e strategici», ha concluso Bertali, affidando alle parole un invito alla costruzione di un fronte comune, capace di trasformare la rabbia in risultato politico.
Il presidio prosegue e le parole di Bertali hanno sollecitato reazioni e discussioni tra i presenti: il nodo dell’unità organizzativa rimane al centro del dibattito e condizionerà — nelle prossime ore — le scelte di chi anima la protesta al porto.
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