«Non mi piego più»: un triestino dice basta a promesse e lavori da 300 euro
A volte le parole più forti non arrivano dai palazzi, ma dalla vita quotidiana. A Trieste, un cittadino ha deciso di rompere il silenzio e condividere una riflessione che molti pensano, ma pochi dicono ad alta voce: la scelta di diventare apolitico. Non per disinteresse, ma per lucidità. «Dopo anni di promesse, slogan e discorsi uguali, ho capito una cosa semplice: se non cambi tu, nessuno cambia per te», scrive.
La critica al sistema delle borse lavoro
Nel messaggio, emerge una critica chiara e personale a un sistema percepito come immobile: borse lavoro che non portano a un futuro reale, tirocini che sembrano «contentini» e lavori di quattro ore al giorno per meno di 300 euro. «Meglio di niente non è una vita», afferma, evidenziando lo scollamento tra le offerte occupazionali e la realtà di spese, bollette e responsabilità che non aspettano.
Tra difficoltà e dignità
Il triestino racconta anche la dimensione fisica e psicologica della quotidianità: una ernia, un po’ di sciatica, momenti di demoralizzazione. Ma la determinazione resta: «La testa no, quella non si piega». Nonostante una disabilità e un percorso scolastico che si ferma alla terza media, rivendica orgoglio e dignità: «Quando c’è da imparare sul campo, imparo».
Rivendicare libertà e autenticità
Il cuore del messaggio è una dichiarazione di libertà personale. «Non voglio essere etichettato, ingabbiato o incasellato», scrive, rifiutando l’idea di accettare qualunque cosa «per poco nulla». La sua è una scelta anticonformista, non urlata ma ferma: dire la verità della propria vita senza paura.
Un abbraccio a chi si sente nello stesso percorso
Il messaggio si chiude con un invito rivolto a chi vive le stesse difficoltà: «Non siete soli, e non siete sbagliati». Un incoraggiamento a rimanere autentici, rispettosi e determinati, anche quando il mondo sembra voler mettere tutti “in fila”.
foto di repertorio di aldo budicin