La collezione Lokar innalza il Civico Museo Sartorio nel campo delle ceramiche
Oggi al Civico Museo Sartorio l'allestimento della collezione Lokar è stato svelato per la prima volta in unavernice riservata alla stampa. Sono intervenuti l'assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi; il responsabile dei Musei Artistici Francesco Fait; il conservatore del Museo Sartorio, Michela Messina, che ha curato l'allestimento; i mecenati Giovanni Lokar e Sonja Polojaz.
“Oggi celebriamo un avvenimento per l'intera città”, ha esordito l'assessore Giorgio Rossi: “La donazione delle donazioni, che si pone nella tradizione dei grandi atti di mecenatismo a Trieste. I signori Lokar hanno scelto di fare un regalo alla città, sulla base di un rapporto di fiducia con l'Amministrazione Comunale. Hanno compreso che il Comune di Trieste prende sul serio la cultura e ci hanno affidato un valore inestimabile dal punto di vista materiale e immateriale. Il loro gesto rappresenta una vittoria sui sentimenti di egocentrismo, testimoniando che ciò che rimane di noi è ciò che diamo agli altri. Le due sale dedicate ai signori Lokar andranno oltre le nostre vite. Grazie a loro, il Museo Sartorio ora si pone al livello delle collezioni ceramiche dei più prestigiosi centri italiani ed europei, come il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il British Museum e il Victoria & Albert Museum di Londra”.
Il responsabile dei Musei Artistici Francesco Fait ha fatto un focus sul Museo Sartorio: “Negli ultimi anni è stato oggetto di particolare cura con interventi nel 2023 e 2024 nel parco storico, che lo hanno reso più accogliente in vista delle 15.000 persone che lo visitano in occasione di Trieste Estate. In seguito ci sono stati ulteriori interventi come il riallestimento tecnologico della Sala Costantinides, la pulizia delle opere della quadreria, il restauro del soffitto del Salone della Caccia, l'inserimento nel percorso museale di due sale in precedenza temporaneamente disallestite. Ciò è stato possibile grazie a un contributo della Regione Fvg e al Comune di Trieste che dedica un'apposita parte dell'imposta di soggiorno agli interventi permanenti. Ringrazio l'intera squadra del Comune di Trieste e i professionisti che hanno reso possibile tutto ciò. Nel 2026 grazie a un nuovo contributo regionale continueremo i restauri nella quadreria”.
La curatrice Michela Messina ha parlato di “un'occasione unica. La storia imprenditoriale e di mecenatismo dei signori Lokar li pone nel solco dell'eredità del barone Pasquale Revoltella o della famiglia Sartorio che hanno reso grande Trieste. Questo allestimento rappresenta una punta di diamante, che mette il Museo Sartorio al livello dell'eccellenza europea, e forse oltre, nelle porcellane. Ciò è stato possibile grazie alla grande competenza tecnica del signor Lokar oltre che generosità. Abbiamo una sala dedicata all'Italia e una all'Europa, che raccontanto la storia della porcellana dalla sua nascita”.
Al signor Giovanni Lokar la chiosa: “Tutto questo si è potuto realizzare perché abbiamo avuto la fortuna di incontrare la grande disponibilità del Comune di Trieste. Esprimo riconoscenza alla città che ci ha dato moltissimo e ci ha permesso di compiere i nostri passi nell'imprenditoria e nella vita. Sono nato nel 1939 ad Aidussina. Io e mia moglie siamo arrivati a Trieste nel Dopoguerra provenendo da famiglie che parlava italiano, sloveno, croato e tedesco. La collezione per me è un'immagine europea, così come la storia della nostra famiglia”.
Così la passione di una vita è diventata patrimonio dell'intera città di Trieste e di chi la visita. La raffinata collezione di porcellane delle più prestigiose manifatture europee, frutto di 60 anni di acquisti di Giovanni Lokar insieme alla moglie Sonja Polojaz, è entrata nel patrimonio del Museo Sartorio, esempio di casa museo altoborghese dell'Ottocento. Dal 14 dicembre la Collezione Lokar nella sua quasi totalità potrà essere ammirata dal pubblico in due sale del Museo (inaugurazione su invito il 13 dicembre), appositamente riallestite per ricreare un’atmosfera al contempo moderna e rievocativa dell’epoca d’oro della Porcellana.
L’esposizione della collezione di porcellane della famiglia Lokar, donata al Comune di Trieste, è promossa dall'Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo, e realizzata con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia.
L’ampia collezione di Giovanni Lokar (composta in totale da oltre 550 pezzi di ben 80 manifatture diverse) consente di ripercorrere l’intera storia della porcellana europea, a partire dal suo avvio nel 1709 in Germania, e di approfondirne la produzione in particolare lungo tutto il XVIII secolo, spingendosi anche nella prima metà del secolo seguente.
Sono oltre 80 le manifatture documentate almeno da un oggetto, dall’ambito tedesco all’Italia e all’Europa intera, dalla Spagna alla Repubblica Ceca, dalla Francia alla Danimarca, dall’Inghilterra alla Russia. Si tratta dunque della collezione più completa in termini di varietà di manifatture nell'ambito europeo del Settecento.
Nel caso delle principali manifatture, il collezionista predilige gli esemplari dei primi anni di attività, a prima vista forse meno appariscenti ma di assoluta rarità. Sebbene non manchino servizi, piatti, caffettiere, teiere e sculture, prevalgono le tazze con piattino che, nonostante le dimensioni ridotte, per la loro forma presentano le superfici più adatte a dare risalto al decoro pittorico e agli eleganti fregi in oro. I manufatti sono magnifici esempi della porcellana barocca del primo Settecento, in perfetto stato di conservazione e dotati di marchio, quando la fabbrica lo utilizzava. Le scelte con cui sono stati selezionati recano un’impronta del tutto personale, che appare originata dalla storia e dalla cultura della città in cui il collezionista abita: Trieste, da secoli all’incrocio politico tra Venezia e Vienna, tra l’influsso italiano e quello germanico. Giovanni Lokar si concentra infatti fin dall’inizio sulla manifattura Du Paquier di Vienna, con il suo perfetto equilibrio tra la grandiosa magniloquenza del decoro e la sciolta eleganza delle linee.
Contestualmente, nell’addentrarsi nel campo della porcellana italiana, di cui egli apprezza l’indipendenza stilistica e la mancanza di ripetitività nei decori, dedica una particolare attenzione alle fabbriche veneziane: il primo acquisto di porcellana italiana è infatti un piattino dell’armoniosa manifattura Vezzi di Venezia, che lo interessa per l’originale e tipicamente veneziana interpretazione degli stilemi della porcellana di Meissen e Vienna. Non mancano numerosi e significativi esemplari delle altre manifatture lagunari – la rarissima Hewelcke e l’elegante e variegata Cozzi – e di tutte le manifatture venete, anche meno note, e italiane: uno degli aspetti più rilevanti della raccolta è costituito dal corpus delle porcellane Ginori, con alcuni pezzi somiglianti proprio alla porcellana di Du Paquier.
Emerge anche un ricco nucleo di porcellane araldiche, decorate con stemmi nobiliari, con un focus particolare sia su quelle realizzate a Venezia e nel Veneto, sia su quelle commissionate alla manifattura di Meissen dalle nobili famiglie veneziane fra il 1730 e il 1750: fragili oggetti rappresentativi, destinati essenzialmente all’esibizione di uno status sociale.
Un altro filo conduttore che rende unica questa collezione è l’attenzione prestata alle manifatture, anche le più rare, degli stati del Sacro Romano Impero: ne sono documentate più di 30, ciascuna con un carattere proprio.
Di eccezionale interesse il nucleo di porcellane riconducibili all’attività degli Hausmaler, pittori a domicilio (in prevalenza tedeschi di Bayreuth e Augsburg, ma anche boemi, olandesi e inglesi) che, nei primi anni successivi alla scoperta della formula della porcellana, passarono dalla decorazione su vetro e maiolica a quella sulla porcellana sassone, viennese e cinese. Altrettanto interessanti sono le figure degli artisti girovaghi o itineranti, che furono interpreti e diffusori di gusti e mode attraverso l’intera Europa. Tra loro, Jacob Helchis “primo fra i virtuosi di pitturare le porcellane”, nato a Trieste, virtuoso nel trasferire su porcellana soggetti e tecniche desunti dalle incisioni.