Sotto la bora di Natale Trieste non resta in silenzio: 100 alla fiaccolata per accoglienza e dignità umana

Sotto la bora di Natale Trieste non resta in silenzio: 100 alla fiaccolata per accoglienza e dignità umana

Nel tardo pomeriggio di giovedì 25 dicembre 2025, mentre la bora soffia con forza e il freddo stringe la città, Trieste diventa teatro di un gesto dal forte valore simbolico e umano. Circa un centinaio di persone si sono ritrovate per una fiaccolata che ha scelto il giorno di Natale non per celebrare, ma per interrogare le coscienze e riportare al centro chi troppo spesso resta invisibile.

Una fiaccolata che va oltre il rito

L’iniziativa, intitolata “Luce tra gli ultimi. Un Natale in cammino”, è stata promossa dal costituendo coordinamento regionale della rete di persone e realtà del Terzo Settore. Un appuntamento nato come risposta collettiva a quella che viene definita la cultura dell’indifferenza, in un periodo segnato da eventi drammatici e da interrogativi profondi sul diritto all’accoglienza e sulla dignità delle persone.

La scelta del Natale non è casuale. La fiaccolata ha voluto restituire a questa giornata il suo significato più autentico, spogliandola della sola dimensione consumistica per rimettere al centro l’umanità, la prossimità e la responsabilità collettiva.

Dopo settimane segnate da tragedie

Il cammino arriva dopo settimane difficili per il Friuli Venezia Giulia, segnate dalla morte di quattro persone migranti. Episodi che hanno lasciato ferite profonde e che hanno riportato con forza il tema dell’accoglienza, delle responsabilità istituzionali e del valore della vita umana. La fiaccolata nasce proprio da questa indignazione condivisa, dalla consapevolezza che non è più possibile voltarsi dall’altra parte.

Gli ultimi non hanno passaporto

Nel messaggio dei promotori emerge con chiarezza un concetto chiave: gli “ultimi” non hanno passaporto. Possono essere migranti, ma anche cittadini italiani, triestini, persone sole, povere, emarginate. La fragilità non distingue provenienze, e l’invisibilità colpisce sempre chi ha meno voce. La fiaccola accesa diventa così simbolo di una luce che non giudica, ma illumina.

Un percorso fatto di tappe e significati

Il ritrovo è avvenuto in largo Santos, da dove il gruppo si è mosso accompagnato dalla musica. La seconda tappa in piazza Oberdan ha ospitato un flashmob promosso dai giovani della Rete degli Studenti Medi, occasione per annunciare un Manifesto aperto alle adesioni di chi vorrà condividere i valori dell’iniziativa.

Il cammino si è poi concluso in piazza Libertà, dove è stata organizzata una cena condivisa insieme alle persone migranti. Un gesto semplice, ma carico di significato, che ha trasformato le parole in un’azione concreta di incontro e prossimità.

Fiaccole, cibo e comunità

Ai partecipanti è stato chiesto di portare una fiaccola o una candela e un po’ di cibo da condividere. Non un dettaglio organizzativo, ma un messaggio preciso: il Natale si costruisce anche attraverso gesti tangibili, capaci di creare relazione. Il percorso, breve e accessibile, è stato pensato per includere tutti, dai bambini agli anziani, fino a chi ha difficoltà a camminare.

Trieste e la sua anima cosmopolita

Nel cuore della fiaccolata riaffiora anche la memoria storica di Trieste come città cosmopolita, crocevia di popoli e culture. Un’identità che molti sentono oggi appannata, ma non perduta. L’auspicio è che la città possa ritrovare quella vocazione all’incontro che l’ha resa, nel tempo, un luogo di convivenza e dialogo.

Il richiamo alle parole di papa Francesco, che definisce i migranti “un dono e non un problema”, rafforza il senso profondo del cammino: la presenza degli ultimi interroga le nostre vite, le nostre scelte e le nostre priorità.

Un Natale che chiede coraggio

“Luce tra gli ultimi” non è stata una manifestazione contro qualcuno, ma un cammino per qualcosa. Per un Natale vissuto fino in fondo, per una città che sceglie di non restare in silenzio, per una comunità che decide di camminare insieme, anche sotto la bora più forte.