Coronavirus, Burlo: parte il monitoraggio dei dipendenti

«Vogliamo dare un contributo al crescente interesse della comunità scientifica, cercando qualche risposta alle domande che ancor oggi nessuno è in grado di riscontrare con certezza.  Ho una immunizzazione involontaria perché ho avuto il virus senza accorgermi? Il virus è già presente da tempo, come qualcuno sostiene? Quanto distanti siamo dall’immunità protettiva di gregge?». Stefano Dorbolò, direttore generale dell’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” spiega così l’avvio da parte dell’Istituto di un progetto di monitoraggio di tutto il personale per scoprire nei singoli dipendenti la presenza sia del virus Covid 19, sia degli eventuali anticorpi al virus stesso, portato avanti grazie alla donazione da parte della Eurospital di Trieste di tutto il materiale necessario, come, ad esempio, i tamponi. «L’obiettivo – chiarisce ancora Dorbolò - è di fare una prima valutazione delle modalità di diffusione del virus, su un campione costituito da tutto il personale del Burlo a cui si aggiunge il personale della Salus che ha aderito al progetto del Dipartimento di Diagnostica avanzata. Se le prime risposte e le successive simulazioni consentiranno di poter far “tirare un sospiro di sollievo” a una ragionevole parte della popolazione – aggiunge il direttore generale - si potrà valutare la possibilità di estendere il monitoraggio in scala più ampia, nella ovvia considerazione degli evidenti benefici derivanti dal rientro ad una situazione di normalità. Pensiamo alla sola necessità di non dover dotare più il personale dei Dpi (Dispositivi di protezione individuale), alla ripresa lavorativa in condizioni di sicurezza, al riavvio dell’attività produttiva. 

Un sentito ringraziamento – conclude Dorbolò - va alla ditta Eurospital di Trieste che grazie alla generosa donazione ha voluto dare un importante segnale di vicinanza e solidarietà al nostro Istituto consentendo la realizzazione di questo progetto senza nessun onere a carico del Servizio sanitario regionale»

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A entrare nel dettaglio degli obiettivi del progetto è il prof. Paolo Gasparini, direttore del dipartimento di Diagnostica Avanzata: «Il progetto – ribadisce - si prefigge l’obiettivo di fotografare lo status della popolazione dei dipendenti Burlo rispetto sia alla presenza del virus Covid19 che a quella degli anticorpi anti-Covid19. La popolazione dell’Irccs è sufficientemente ampia e varia da garantire risultati attendibili e significativi rispetto a varie tipologie di possibile esposizione al virus. Infatti, si va dal personale sanitario (frontline e non), a quello dei laboratori e a quello amministrativo». In particolare, saranno valutati la presenza del virus mediante tampone nasofaringeo e successiva analisi molecolare specifica per Covid19 e la presenza di anticorpi totali contro il virus Covid19. «Attraverso questi dati – chiarisce ancora Gasparini -  si potranno identificare quattro categorie di soggetti:  coloro i quali risulteranno positivi al tampone e negativi agli anticorpi (soggetti asintomatici o paucisintomatici o sintomatici da porre subito in quarantena); quanti saranno positivi sia al tampone sia agli anticorpi (soggetti al termine dell’infezione, ma potenzialmente ancora infettanti); coloro i quali saranno negativi al tampone, ma positivi agli anticorpi (cioè quelli che hanno sviluppato un’immunità; infine, le persone negativi sia  al tampone, sia  agli anticorpi (coloro che non sono entrati mai in contatto con il virus). Nei soggetti che ricadono nel quarto gruppo (i doppi negativi) i test saranno eseguiti una seconda volta a distanza di 21 giorni dal primo test».

«L’analisi dei dati - continua la prof.sa Manola Comar, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Diagnostica Avanzata Microbiologica Traslazionale dell’Irccs triestino - permetterà: sia di definire in maniera precisa la percentuale dei soggetti con anticorpi (stime indicano una percentuale possibile del 30-40% della popolazione italiana). Queste persone, essendo immuni, potrebbero tornare ad una vita più normale quand’anche l’immunità durasse un periodo di 6 -12 mesi (come da stime sulla base di quanto accade per altri coronavirus); sia si stabilire se esista e in quale percentuale la categoria 2 ovvero coloro che hanno già sviluppato gli anticorpi, ma mostrano ancora la presenza del virus (quindi potenzialmente infettanti); sia, infine, di verificare l’associazione tra positività ai test e perdita della capacità olfattiva (marcatore particolarmente frequente dell’infezione)».

 

Il progetto sviluppato dall’Irccs “Burlo Garofolo” si avvale di tecnologie sofisticate in grado di fornire le informazioni in un breve lasso di tempo e pertanto potrebbe, qualora i risultati lo indicassero, essere esteso ad altre entità regionali e nazionali.