Acquisto "Depositi Costieri", 3 in galera per antiriciclaggio: quasi 16 anni di pene complessive

In data 28 gennaio il Tribunale di Trieste (Collegio formato dal Presidente dott. Enzo Truncellito e dai Giudici dott. Francesco Antoni e dott. Alessio Tassan) ha condannato Smimmo Renato, Formicola Pasquale e Della Rocca Giuseppe rispettivamente alle pene di anni 6, di anni 5 e mesi 4 e di anni 4 e mesi 6 di reclusione, oltre alla prevista multa: gli stessi erano imputati di autoriciclaggio per l'operazione di acquisto della società Depositi Costieri, avvenuta nel maggio del 2017. Pene detentive leggermente inferiori sono state inflitte dal Tribunale alla moglie di Formicola Pasquale, De Falco Tiziana, ed alla figlia di Smimmo Renato, Smimmo Anna, alle quali erano stati addebitati solo reati fiscali.

I giudici hanno accolto pienamente l'ipotesi accusatoria formulata da questa Procura che, all'esito delle indagini svolte dal Nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Trieste e coordinate dal Sostituto Procuratore dott.ssa Lucia Baldovin, aveva chiesto il giudizio immediato sia per l'ipotesi di autoriciclaggio sia per plurime fattispecie di reati fiscali finalizzate all'evasione dell'IVA. Era infatti emerso che gli imputati avevano gestito altre società, tra cui la Petrolifera Italiana, la TEG, la GTE e la Lite, tutte implicate in un complesso meccanismo di vendite con titolo di non imponibilità (fittizio) e interposizione nelle compravendite di carburante di società cartiere, meccanismo che aveva consentito di non versare l'IVA per importi che nell'anno 2017 erano arrivati ad oltre 20 milioni di Euro. La meticolosa analisi finanziaria dei conti correnti compiuta dalla Guardia di Finanza aveva portato ad acquisire elementi per ritenere che il provento di tali reati fiscali fosse stato impiegato nell'acquisto delle quote della società Depositi Costieri, che era gravata da un debito verso l'Agenzia delle Dogane di circa 30 milioni di euro e che, nonostante ciò, era stata acquistata dagli imputati per il corrispettivo di 4 milioni e 500 mila Euro.

Il provento dei reati fiscali era stato utilizzato sia per pagare alla società Giuliana Bunkeraggi la prima tranche di un milione di euro che per effettuare le successive iniezioni di liquidità necessarie ad assicurare l'operatività della società, la quale già versava in stato di insolvenza: infatti nel dicembre del 2017 questo Ufficio ne aveva chiesto ed ottenuto il fallimento, e la Prefettura a sua volta aveva disposto un'interdittiva antimafia proprio nei confronti dei soggetti ora condannati.

Nel corso delle indagini gli imputati erano stati anche sottoposti alla misura cautelare carceraria, poi commutata in arresti domiciliari; inoltre erano stati disposti sequestri per oltre 20 milioni di euro.

Il Sostituto Procuratore Baldovin, che ha sostenuto l'accusa al dibattimento, ha ottenuto dal Tribunale pure il provvedimento di confisca in via diretta di un importo superiore a 30 milioni di Euro e, ove esso non risulti eseguibile, il provvedimento di confisca di beni nella disponibilità di Smimmo Renato, Formicola Pasquale e Della Rocca Giuseppe fino a concorrenza di tale importo.

La decisione cui è pervenuto il Tribunale, nella pienezza del contraddittorio ed a seguito di un'istruttoria dibattimentale attenta e laboriosa, certifica la bontà del certosino lavoro investigativo profuso congiuntamente dalla Guardia di Finanza e da questa Procura della Repubblica e svolto nell'esclusivo interesse della collettività e della finanza pubblica