Salario Minimo e stop al far west dei B&B: Trieste in Rete indica la rotta per una città più giusta
Due pronunce della Corte Costituzionale diventano oggi, secondo Trieste in Rete, un’occasione politica e sociale da non sprecare. Un doppio segnale forte che arriva dal più alto organo di garanzia e che, se applicato anche a Trieste, potrebbe segnare una svolta concreta per il futuro della città, soprattutto per le nuove generazioni.
Trieste in Rete, nata con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di un programma progressista per la città, indica con chiarezza due terreni di confronto che parlano di lavoro, casa e dignità, temi sempre più centrali nel dibattito urbano.
nove euro l’ora: basta gare al massimo ribasso sulla pelle dei lavoratori
La prima sentenza riguarda il lavoro. La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del Governo contro una legge della Regione Puglia che introduce l’obbligo del salario minimo negli appalti pubblici, fissando una soglia invalicabile di nove euro l’ora.
Un principio che, se applicato anche a Trieste, rappresenterebbe un cambio di paradigma netto. Stop alla logica del massimo ribasso, stop a contratti impoverenti che colpiscono soprattutto giovani, lavoratrici e lavoratori impiegati nei servizi esternalizzati. Per Trieste in Rete si tratterebbe di un passo avanti decisivo verso un reddito più dignitoso e una competizione basata sulla qualità, non sullo sfruttamento.
b&b e case turistiche: pianificare la città, non subirla
La seconda sentenza respinge il ricorso del Governo contro una legge della Regione Toscana e apre un fronte altrettanto cruciale: quello della regolamentazione degli affitti turistici. La Consulta ha stabilito che l’apertura di B&B e case turistiche deve essere coerente con il Piano regolatore e prevedere una destinazione d’uso alberghiera.
Un principio che, se recepito anche a Trieste, potrebbe arginare fenomeni ormai sotto gli occhi di tutti: spopolamento del centro storico, desertificazione residenziale, affitti sempre più inaccessibili. Un mercato lasciato completamente libero che, secondo Trieste in Rete, sta penalizzando in particolare le giovani coppie e chi tenta di costruire un progetto di vita autonomo.
una città da ripensare per chi verrà dopo
Applicare questi due principi significherebbe, per Trieste in Rete, ripensare la città partendo dai bisogni reali, restituendo centralità al lavoro dignitoso e al diritto all’abitare. Non una battaglia ideologica, ma una scelta di visione: governare lo sviluppo invece di subirlo.
Un messaggio chiaro, che guarda al futuro e chiama la politica locale a misurarsi con strumenti già legittimati dalla Corte Costituzionale. Perché una città che vuole crescere non può permettersi di perdere i suoi giovani.