Rifondazione Comunista: "Centro estivo di via Veronese, disagi e disservizi"
Pubblichiamo da Iztok Furlanič – Partito della Rifondazione comunista
Il centro estivo comunale in via Veronese non inizia nel migliore dei modi, infatti vi sono da parte dei genitori di bambini che hanno scelto il servizio offerto dal Comune di Trieste, numerose segnalazioni di grossi disservizi.
In primo luogo sembra che non siano state rispettate le più basilari norme anticovid. Gli armadietti sono mischiati tra le varie sezioni con le mamme che si sono trovate a scegliere un armadietto a caso (da capire poi come le varie educatrici saranno in grado di ritrovare l’armadietto di bambini di pochi mesi che sicuramente non sapranno dar loro indicazioni), con entrate non differenziate a gruppi scaglionati e conseguenti gruppi di genitori che si sono ritrovati insieme davanti alla porta d’ingresso.
Ancora più clamoroso è il problema degli orari di apertura che dovevano essere tra le 7.30 e le 17.30 ma che sono stati ridotti senza nemmeno una previa comunicazione ai genitori. I bambini possono essere accolti, secondo le nuove indicazioni, dalle ore 8.10 alle ore 8.40, per poi dover lasciare il centro estivo al massimo alle 16.00 ed in alcune sezioni addirittura alle 15.30. Il che crea non poche difficoltà ai genitori lavoratori, nonché un presumibile e non giustificabile risparmio per la cooperativa vincitrice del bando.
Per quanto riguarda poi la sezione slovena si registra un ulteriore, vergognoso, problema. A quanto risulta l’unica (!) educatrice presente nella sezione non parla la lingua slovena (e nemmeno l’italiano!) il che è semplicemente scandaloso, con colpe che ricadono soprattutto su chi doveva vigilare (ovvero il Comune) in merito.
Si chiede pertanto all’assessore competente ed ai servizi educativi del Comune di Trieste di procedere quanto prima, anzi immediatamente, per risolvere i problemi riscontrati.
Spiace osservare che ormai anche i centri estivi, gestiti da una cooperativa che ha vinto un bando ad hoc, siano incentrati sulla regola del massimo risparmio. A soffrirne è di conseguenza il servizio stesso, in questo caso i nostri bambini.