«No a cessione della sede di Scuola interpreti e traduttori dell’Università di Trieste a Slovenia»

Sul tema della cessione della sede della Scuola di interpreti e traduttori dell’Università degli Studi di Trieste alla Slovenia, scendono in campo anche le associazioni patriottiche triestine organizzando una manifestazione aperta a tutta la cittadinanza, apolitica e apartitica, per esprimere la profonda contrarietà ad un’operazione fatta ai massimi livelli istituzionali contro gli interessi del popolo italiano.
 
La manifestazione in questione si svolgerà venerdì 10 luglio in Piazza Dalmazia dalle ore 19 alle 20 circa ed è promossa delle associazioni Trieste Pro Patria, Fondazione Rustia Traine, Dalmati di Trieste. 
 
“È inaccettabile che dinanzi a un grave danno storico ed economico, qual è la cessione di un immobile di proprietà della nostra Università a due associazioni private slovene indicate dalla Repubblica slovena, ci sia tanto silenzio. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di scendere in piazza per raccontare la storia dietro a questa vergognosa operazione immobiliare e contro il revisionismo storico del riconoscimento della qualifica di “eroi” ai terroristi del TIGR. Non siamo davanti a un momento storico di riconciliazione - sottolineano i rappresentanti delle associazioni promotrici dell’evento - ma a un “mercato delle vacche” , dove l’Italia cede immobili di diversi milioni di euro, spostando così la sede di un corso di laurea di eccellenza della nostra Università come quello di Scuola interpreti e traduttori, causando un danno non solo all’Università ma a tutti gli studenti, accettando anche una falsa narrazione dei fatti dietro all’incendio del Balkan e delle azioni terroristiche dei fucilati di Basovizza,  in piena crisi economica e sanitaria. Non dimentichiamo le parole d’odio del Presidente sloveno Pahor contro i martiri delle foibe di Basovizza e non lasceremo che la cessione dell’immobile di via Filzi 14 passi inosservata. Giova ricordare che per l’incendio del Balkan, lo Stato italiano ha già versato 500 milioni di lire che sono serviti a costruire il Teatro sloveno in via Petronio quindi questa operazione è l’ennesimo regalo a una comunità che non porta rispetto al popolo italiano. Per noi - concludono i rappresentanti delle associazioni - l’unica battaglia che deve portare avanti lo Stato italiano è il riconoscimento del martirio degli infoibati italiani e il risarcimento agli esuli dei beni abbandonati in Istria e Dalmazia.”