«Cinghiali sempre più numerosi, sia permesso l'abbattimento ai cacciatori»

Proliferano cinghiali e altri ungulati, che invadono strade, fondi agricoli e aree urbane causando gravi incidenti, danni e situazioni di pericolo: il gruppo consiliare di Forza Italia, facendosi portavoce delle sempre più pressanti richieste di intervento che giungono da cittadini allarmati, deposita la Proposta di legge nazionale “Norme in materia di prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica”. “L’obiettivo – spiega la prima firmataria, la consigliera forzista Mara Piccin – è incentivare la sicurezza stradale, la tutela delle persone e del territorio, sia agricolo che urbano”. Cosa cambierà, qualora l’iter della Pdln vada a buon fine? Sono due le principali modifiche che si intende apportare alla legge 157 del 1992 (“Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”). La prima: le Regioni saranno chiamate a provvedere al controllo delle specie di fauna selvatica (pure nelle zone vietate alla caccia, come già avviene) anche al di fuori dai periodi e dagli orari indicati dalla legge 157 (quest’ultima, per esempio, per i cinghiali ora indica i termini dal 1° ottobre al 31 dicembre o dal 1° novembre al 31 gennaio). Secondo Piccin, infatti, la possibilità di controllo dev’essere garantita tutto l’anno. Controllo che va esercitato di norma mediante metodi ecologici, su parere dell’Istituto superiore di Protezione e ricerca ambientale (Ispra). Come già previsto, qualora tali metodi si rivelassero inefficaci, le Regioni possono autorizzare piani di abbattimento. Qui si inserisce l’altra novità del Pdln: tali piani dovranno essere attuati da cacciatori soci delle Riserve di caccia, coordinati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni pubbliche (che con la legislazione vigente sono i soggetti che si occupano dei piani di abbattimento). Queste ultime potranno continuare ad avvalersi di proprietari e conduttori di fondi, operatori faunistici o guardie forestali e comunali, sempre muniti di licenza di per l’esercizio venatorio. “La prevenzione – continua Piccin - va attuata con un’attività di controllo della popolazione degli ungulati, soprattutto dei cinghiali, che per la loro mole causano sempre danni gravi in caso di collisione con un’auto o possono mettere in pericolo le persone nel caso di incontri ravvicinati, anch’essi sempre più frequenti, anche nei centri urbani della nostra regione. L’aumento degli ungulati nelle nostre montagne e pianure, negli ultimi anni, è stato esponenziale. Anche gli studi scientifici di settore spiegano che il principale meccanismo di contenimento delle popolazioni di cinghiale sono i piani di gestione della fauna selvatica, soprattutto laddove mancano predatori naturali. L’introduzione di nuove misure di contenimento, possibile soltanto intervenendo sulla legge nazionale in materia di caccia, non è più rinviabile”. Come riportano anche recenti notizie di cronaca, cinghiali e altri ungulati, sempre più numerosi, attraversano le strade causando incidenti gravi (anche mortali), invadono i centri abitati mettendo in pericolo l’incolumità dei residenti, entrano nei fondi agricoli comportando danni rilevanti ai raccolti. Tra i casi recenti più eclatanti, quello che lo scorso gennaio ha avuto luogo a Lodi, dove un branco di cinghiali ha invaso l’autostrada A1, provocando un incidente con un morto e dieci feriti, tra cui tre bambini. I dati sono preoccupanti. Si calcola che ogni anno, in Europa, si verifichino oltre 500 mila incidenti stradali con i soli mammiferi ungulati, quali cervi, caprioli, daini, cinghiali e via dicendo, che comportano 300 vittime umane, 30 mila feriti e un miliardo di euro di danni. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio dell’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale (Asaps), nel 2017 sono stati 155 gli incidenti che hanno visto il coinvolgimento di animali (in 138 casi selvatici, in 18 domestici) con persone seriamente ferite (205 in tutto) o decedute (14). Nei primi 10 mesi del 2018, sono stati registrati 118 eventi gravi (10 morti e 155 feriti). Rilevante pure l’impatto dei cinghiali sull’agricoltura regionale: gli operatori cercano di correre ai ripari, con misure spesso non efficaci, o addirittura rinunciano a coltivare i terreni.