Tryeste: «Dramma sono i triestini che se ne vanno, non gli immigrati che arrivano»

«Dal 2014 ad oggi, secondo i dati della Fondazione Migrantes, più di 20.000 corregionali sono emigrati all'estero. Praticamente uno ogni due ore ha fatto le valigie per trasferirsi in giro per il mondo. Ad oggi Trieste è il Comune con più residenti all'estero: si può parlare di una vera e propria città parallela oltre i confini popolata da più di 28.000 persone (guarda caso più o meno la stessa cifra di abitanti che la città ha perso negli ultimi 25 anni)».

Lo rilevano in una nota i rappresentanti del gruppo giovani Tryeste.

«Tra tante storie personali - continua la nota - , ognuna con la sua specificità e la sua dignità, la ragione principale di questo fenomeno di massa è presto spiegata da un altro dato della stessa ricerca: sono sempre di più gli anziani, ormai pensionati, che scelgono invece di tornare a vivere nella nostra Regione». 

«La nostra bellissima città - ancora - è insomma un posto sempre più adatto a svernare nella terza età e sempre più inadatto a costruirsi una vita degna di essere vissuta. Quello che invece qualcuno, per mascherare il proprio fallimento politico, cerca di farci credere con un bombardamento mediatico senza paragoni, è che saremmo sottoposti a un'invasione incontrollata di migranti. Il vero dramma del nostro Paese e della nostra città sono le persone costrette ad andarsene, non quelle che arrivano scappando dalle guerre e dalla povertà. Nessun politico oggi ha il coraggio di dire "stop evasione!" anziché "stop invasione!" perché tutti, in diversi modi, sono corresponsabili del dramma di più generazioni private della possibilità di costruirsi una vita in Italia e di contribuire al progresso della società».

«Noi vogliamo avere - concludono -  la libertà di scegliere dove vivere, se restare o partire, se e quando tornare. Per farlo serve innanzitutto una politica diversa, capace di rispondere alle vere sfide del presente: i cambiamenti climatici, la crescita delle disuguaglianze, l'automazione e la riduzione dell'orario di lavoro, l'innovazione sociale e tecnologica, la promozione culturale. Serve una politica fatta dalle persone comuni e utile a cambiare le nostre vite. Noi vogliamo organizzarci in questa direzione. Chi ci sta?»