Immigrazione clandestina a Trieste, Sap: «Numeri più che raddoppiati»

«Sono anni che il SAP solleva il problema dell’immigrazione clandestina nel capoluogo giuliano. Dichiarazioni spesso scomode, ma puntuali e soprattutto vere, confermate dai fatti!»

Lo rileva in una nota Lorenzo Tamaro - Segretario triestino del Sap.

«Dopo l’ennesimo rintraccio -ò continua la nota - , quello più corposo della scorsa settimana, ed il pressing del SAP di questi mesi, giunge l’ammissione da parte dei vertici della Polizia di Frontiera del F.V.G. che i rintracci di immigrati che fanno ingresso clandestinamente sul nostro territorio sono “più che raddoppiati”. Perfino altre figure istituzionali e non, dopo anni di silenzio totale sembrano accorgersi di quello che sta accadendo».

«D’altra parte - sottolinea Tamaro -  le continue segnalazioni dei cittadini e le immagini  di vestiti e documenti lasciati da queste persone sul territorio carsico in queste settimane, testimoniano in modo chiaro ed ineludibile le proporzioni di questo fenomeno, senza lasciare tanto spazio a diverse interpretazioni. Il SAP, dopo l’incontro con l’Assessore Regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, ha ottenuto dopo anni di totale inerzia, l’ascolto del nuovo esecutivo, il quale ha provveduto a rinforzare, seppur ancora in maniera non del tutto ottimale, un territorio difficilmente difendibile».

«Un primo passo questo - sottolinea - , per ottenere, in un futuro che speriamo ormai prossimo, più uomini in particolare alla Polizia di Frontiera e alla Questura in modo che possa essere rinforzato l’Ufficio Immigrazione. Un rinforzo che sia strutturale e non temporaneo. Servono uomini soprattutto in questi due settori per far fronte a quelle che sono ora ed in questi anni le esigenze nel territorio nord orientale».

«Ma ribadiamo ancora una volta - riferisce il Sap -  servono anche automezzi per il trasporto dedicato di queste persone, ambienti idonei a poter accogliere un numero così consistente e un controllo sanitario da riservare a tutti coloro che arrivano dopo aver effettuato un viaggio così lungo ed impervio, in modo da non mettere in pericolo la salute degli operatori di polizia che intervengono e di conseguenza l’intera comunità. Richieste queste che il SAP sta effettuando da anni e che continuerà ad avanzare finchè non verranno esaudite».

«Riteniamo - conclude -  inoltre che la “rotta balcanica” debba essere posta sotto la massima attenzione in considerazione soprattutto delle tipologie di persone e delle etnie che oggi la utilizzano. Etnie e tipologie che poco hanno a che fare con la richiesta dello status di rifugiato politico, ma che impongono una particolare attenzione perché potrebbero riservare pericoli di altra natura».