Cattedra di San Giusto: segni di speranza per una città che guarda al futuro (FOTO-VIDEO)

Cattedra di San Giusto: segni di speranza per una città che guarda al futuro (FOTO-VIDEO)

La Cattedra di San Giusto torna a parlare alla città con un ciclo di incontri dedicato ai Segni di speranza, un tema che risuona con particolare intensità nell’anno del Giubileo. La nuova edizione, presentata oggi alla stampa, vuole offrire un’occasione di riflessione concreta e vicina alla vita di tutti i giorni, intrecciando fede, esperienze personali e sfide sociali.

A introdurre la conferenza è stato il vescovo mons. Enrico Trevisi, che ha ricordato l’invito di Papa Francesco a riscoprire i segni di speranza già presenti nella nostra realtà. «La speranza di cui parliamo non è ottimismo ingenuo», ha spiegato il Vescovo. «È qualcosa di più solido, radicato nell’amore di Dio e incarnato nella vita delle persone». Un richiamo a guardare con fiducia il presente e il futuro, riconoscendo i piccoli ma significativi gesti di chi costruisce speranza ogni giorno.

A dare qualche dettaglio in più sugli incontri è stato don Sergio Frausin, delegato diocesano per la Cultura, che ha spiegato come ogni appuntamento toccherà aspetti concreti della vita a Trieste: dalla cura delle fragilità al dialogo ecumenico, dalla giustizia riparativa al protagonismo dei giovani. Il tutto con un approccio aperto e coinvolgente, che punta a far dialogare i relatori con il pubblico.

Cura e fragilità: speranze che nascono dall’ascolto

Il primo incontro, previsto per l’11 marzo 2025, sarà dedicato al tema della cura delle fragilità. Il punto di partenza sarà un versetto di Isaia: «Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati» (Is 61,1-2). Un invito a riflettere su come la vicinanza e l’ascolto possano diventare segni concreti di speranza.

Interverranno il prof. Valter Giantin, direttore dell’UOC Geriatria di Bassano del Grappa, e il prof. Lucio Torelli, docente di Statistica medica all’Università di Trieste, insieme al prof. Gianfranco Sinagra, cardiologo di fama. «Segni di speranza andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale», ha ricordato don Sergio citando Papa Francesco. Un invito a non lasciare indietro nessuno, soprattutto chi vive situazioni di fragilità.

Giustizia riparativa: oltre la pena, verso l’incontro

Il secondo appuntamento, il 18 marzo 2025, sarà dedicato alla giustizia riparativa, con un titolo eloquente: “Oltre la pena, per una giustizia che riunisce”. Un tema delicato, che sarà affrontato da padre Guido Bertagna SJ, gesuita esperto di giustizia riparativa, e dalla dott.ssa Fausta Favotti, assistente sociale nel settore penale di Trieste.

L’incontro si ispirerà a un passo della Lettera agli Ebrei: «Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere» (Eb 13,3). Un modo per ricordare che anche chi ha sbagliato non è mai solo la somma dei propri errori. «Nel Giubileo siamo chiamati a essere segni tangibili di speranza per chi vive condizioni di disagio», ha sottolineato don Sergio. Un richiamo a una giustizia che sappia curare le ferite anziché limitarci a infliggere pene.

Dialogo ecumenico: speranze che uniscono

Il terzo incontro, fissato per il 1° aprile 2025, avrà come tema il dialogo ecumenico. Sua Em.za il card. Ladislav Német, Arcivescovo di Belgrado, e il pastore Peter Ciaccio delle chiese valdesi e metodiste di Trieste dialogheranno sui segni di speranza che nascono dall’incontro tra cristiani di diverse tradizioni.

L’incontro si colloca in un momento simbolico: il 1700° anniversario del Concilio di Nicea. «L’invito al card. Német è nato durante un pellegrinaggio nei Balcani, un’occasione per ascoltare le comunità cattoliche e ortodosse locali», ha spiegato il Vescovo. Un dialogo che vuole essere un segno di riconciliazione e di speranza, soprattutto per chi vive ancora oggi le ferite delle divisioni.

I giovani: protagonisti di speranza

L’8 aprile 2025, il ciclo di incontri si chiuderà con un appuntamento dedicato ai giovani: “Giovani segni di speranza”. Saranno proprio loro, con le loro testimonianze, i protagonisti della serata. Si parlerà di famiglia, lavoro, vita consacrata e volontariato, con storie che raccontano una speranza viva e concreta.

La serata sarà articolata in tre momenti: la Liturgia della Parola, le testimonianze e un momento conclusivo di preghiera e condivisione. «Abbiamo voluto dare voce ai giovani, per capire come vedono il futuro e come costruiscono speranza ogni giorno», ha spiegato il dott. Modugno. Un’occasione per ascoltare i sogni e le sfide di una generazione spesso raccontata solo nei suoi aspetti negativi.

Un cammino condiviso

La conferenza stampa si è conclusa con le parole del Papa: «Sì, abbiamo bisogno di «abbondare nella speranza»… Perché la fede sia gioiosa, la carità entusiasta…» (Francesco, Spes non confundit, 18). Un messaggio che sembra fatto apposta per una città come Trieste, in bilico tra tradizione e futuro.

Il cambio di giorno per gli incontri — non più il mercoledì, ma il martedì — e la scelta di aprire a momenti di interazione con il pubblico segnalano una voglia di coinvolgere davvero la comunità. «È un’opportunità per dare voce a chi ha davvero qualcosa da dirci», ha commentato mons. Trevisi.

Nel cuore della Cattedrale di San Giusto, le parole, i volti e le storie diventeranno Segni di speranza per una città che cerca risposte ma, soprattutto, ha voglia di camminare insieme. Un invito a fermarsi, ascoltare e lasciarsi interrogare dalla speranza che già vive nelle piccole grandi storie di chi, ogni giorno, sceglie di non arrendersi.

DI SEGUITO IL VIDEO-SERVIZIO DI FRANCESCO VIVIANI E LA FOTO-GALLERY DI ANNA BEHAR

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