Lilly, i legali di Seba all’attacco: «Indagini a senso unico, la frattura potrebbe riscrivere tutto»
Durante l’ultima puntata di Quarto Grado, in onda su Rete 4 e condotta da Gianluigi Nuzzi, è tornata al centro dell’attenzione la vicenda di Liliana Resinovich, a tre anni e mezzo dal ritrovamento del corpo nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a Trieste. I legali di Sebastiano Visintin, unico indagato, contestano duramente le scelte investigative e annunciano battaglia.
Super perizia rigettata, ma la difesa ricorre in Cassazione
Gli avvocati Paolo e Alice Bevilacqua, difensori di Sebastiano Visintin, hanno impugnato davanti alla Cassazione l’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari ha respinto la loro richiesta di una super perizia medico-legale, definendola “ultronea”, ovvero superflua. Ma la difesa non ci sta: «Evidente cosa?», si domanda il legale in trasmissione. «Noi abbiamo forzato la mano, ma ci sono precedenti sugli incidenti probatori. Questa vicenda presenta ancora troppi lati oscuri».
Frattura alla vertebra: una prova chiave?
Secondo la difesa, un elemento centrale sarebbe la frattura alla vertebra T2 rilevata nella TAC dell’8 gennaio 2022, pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo. Secondo la consulenza della dottoressa Cristina Cattaneo, la lesione potrebbe essere compatibile con un’aggressione. Di parere opposto il dottor Bevilacqua, che ipotizza invece un trauma accidentale causato durante l’autopsia dell’11 gennaio, quando un preparatore anatomico avrebbe involontariamente fratturato la vertebra maneggiando il corpo. «Capita spesso con l’osteoporosi», ha dichiarato l’operatore, «succede in 6-8 casi su 10».
Ma la difesa contesta anche il fatto che questo tecnico non sia stato ancora ascoltato dalla Procura, pur essendosi reso disponibile. «Lo abbiamo spinto ad andare in Procura», ha spiegato Paolo Bevilacqua, «ma è stato rimbalzato da sala a sala».
Le nuove analisi: cosa aspettarsi
Nel frattempo, martedì sono stati assegnati i nuovi incarichi per le perizie disposte dalla PM Ilaria Iozzi: analisi dattiloscopiche, genetiche e merceologiche su numerosi reperti tra cui i sacchi neri, le formazioni pilifere, il cordino e le scarpe con cui è stato ritrovato il corpo di Liliana. Le operazioni si svolgeranno a partire dall’8 settembre presso l’Istituto di Medicina Legale di Ancona.
Tra i reperti da analizzare anche il DNA del medico legale Constantinides, che il giorno del ritrovamento del cadavere fu ripreso mentre faceva fluttuare i capelli della donna senza indossare cuffia protettiva. L’obiettivo dell’esame è escludere che i capelli rinvenuti sul corpo appartengano al medico stesso.
La difesa: «Indagini non a 360 gradi»
Per i legali di Visintin, il rischio è che l’intera indagine stia prendendo una direzione univoca: «Perché solo Sebastiano?», si chiedono. «Nessuno ha indagato seriamente su altri soggetti che ruotavano attorno a Liliana». Il riferimento sembra andare al cosiddetto “amico speciale”, Claudio Sterpin, da tempo lontano dai riflettori del tribunale ma ancora parte attiva nel dibattito mediatico.
Sterpin, intervistato da Quarto Grado, non ha rinunciato a lanciare l’ennesima frecciatina all’ex marito di Lilly: «Sebastiano prima o poi dovrà mettersi una mano sulla coscienza e raccontare tutto. Presto emergeranno troppe incongruenze che finora sono state lasciate passare».
Un caso ancora aperto
A tre anni e mezzo dalla scomparsa di Liliana Resinovich, il mistero resta fitto. Le nuove analisi in programma a settembre potrebbero finalmente contribuire a chiarire i contorni di una vicenda che continua a dividere opinione pubblica, stampa e giustizia. Ma per ora, il caso resta uno dei più complessi e discussi degli ultimi anni.