Georgiano morto al Cpr di Gradisca, Magi: «è stato picchiato da dieci agenti»

 Si chiamava Vakhtang Enukidze il georgiano trentottenne rinchiuso al Cpr di Gradisca e deceduto il 18 Gennaio 2020.

“È stato picchiato ripetutamente nel Cpr da circa dieci agenti” queste le pesanti accuse raccolte proprio all’interno del Cpr dal deputato Magi, che continua “un colpo d'avambraccio dietro la nuca e una ginocchiata nella schiena, trascinato per i piedi come un cane. E' morto dopo essere stato riportato nel Centro al termine di una notte d'agonia. E' come il caso Cucchi, una persona morta mentre si trovava in custodia dello Stato. Ora bisogna chiarire.”

Le visite ispettive del deputato hanno avuto luogo nelle giornate del 19 e 20 Gennaio, ascoltati circa dieci testimoni - alcuni ospiti del centro, un operatore ed un poliziotto - i quali hanno dato tutti una versione concorde dei fatti.

"Gli ospiti da me sentiti - spiega il deputato - in maniera unanime mi hanno detto che il 14, nel cortile davanti alle stanze c'era stata una colluttazione tra Enukidze e un altro ospite del Centro, un nordafricano. Tutti negano che lo scontro - il georgiano aveva peraltro avuto nettamente la meglio - possa aver causato lesioni gravi. A quel punto sono intervenuti circa dieci agenti per separare i due litiganti; hanno immobilizzato e colpito ripetutamente Enukidze.” Ed ha precisato "nel Centro, nuovissimo, ci sono circa 250 telecamere che riprendono tutto, tranne le stanze degli ospiti".

Magi racconta che secondo le testimonianze il pomeriggio del 16 aveva richiesto l’intervento di un medico senza successo, quella notte ha svegliato il compagno di stanza cadendo dal letto, che ha notato che il georgiano schiumava dalla bocca.

Entro poche ore sarebbe morto. Magi propone ora alla Commissione Affari Costituzionali della Camera maggiori controlli ed ispezioni nei Cpt.

Sull’accaduto la Procura di Gorizia ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario.

"Appena il collega che segue l'inchiesta ha saputo della presenza di possibili ulteriori testimoni oculari e di compagni di detenzione della vittima - ha dichiarato il Procuratore di Gorizia Massimo Lia - si è immediatamente recato nel Centro per sentirli prima che venisse attuata la loro espulsione, cioè l'epilogo atteso per chi è ospitato in quelle strutture. Per questa ragione, la loro ricostruzione dei fatti, sui quali non entrerò per non violare il segreto istruttorio, è stata raccolta dettagliatamente. Si tratta di quattro persone per le quali c'era l'urgenza di verbalizzare le dichiarazioni proprio perché prossimi a un allontanamento dal territorio nazionale che era stato programmato ed era ormai imminente. Quanto hanno riferito è stato puntualmente acquisito agli atti". Lia ha anche confermato che l’autopsia sul cadavere dell’uomo verrà eseguita non più tardi di lunedì "Una decisione che abbiamo assunto perché i congiunti hanno espresso il desiderio di nominare un perito di parte”.

"Stima, gratitudine e fiducia nell'operato delle forze di polizia, del Questore e del Prefetto impegnati nel difficile compito di mantenere l'ordine nel Cpr di Gradisca. Questi sono gli unici sentimenti che giungono dall'Amministrazione regionale".

Lo afferma l'assessore alle Politiche dell'immigrazione del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, riferendosi ai recenti fatti avvenuti all'interno del Centro di permanenza per il rimpatrio di Gradisca d'Isonzo.

"Chi oggi fa vergognose illazioni non merita menzione - commenta Roberti -, piuttosto è utile ricordare lo sforzo di chi contiene una situazione difficile, ove decine e decine di persone, in gran parte già segnate da trascorsi con la giustizia, vivono con l'unico obiettivo di evadere per vivere in clandestinità e condurre una vita di espedienti".

Per l'assessore "il Cpr non è un luogo dove vanno a finire le famiglie scappate dalla guerra, bensì chi non ha titolo per rimanere sul territorio italiano o perché è stato accertato che non proviene da alcuno scenario di guerra o, più spesso, perché ha tenuto comportamenti illeciti che lo hanno estromesso dal sistema di accoglienza".

"Se ciò non bastasse - aggiunge Roberti -, è evidente che la pressione esterna esercitata da taluni con il palese intento di animare gli spiriti all'interno della struttura non può che rendere il tutto più complicato".

"Dispiace quindi - conclude Roberti - che una persona sia deceduta, come pare, a seguito di una rissa tra immigrati, ma non possiamo che dire grazie alle forze dell'ordine".

Roberti infine annuncia che nei prossimi giorni sarà in visita alla struttura di Gradisca "non, come fanno altri, per valutare la situazione degli ospiti, ma per accertarmi che i nostri ragazzi in divisa siano in condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro".