Pubblicato l'elenco di 400 italiani di Gorizia e Trieste al servizio dell'intelligence di Tito

Pubblichiamo da Unione degli Istriani

sono quasi quattrocento i nomi e cognomi dei cittadini italiani (in gran parte appartenenti alla minoranza slovena) che compaiono in un elenco aggiornato - pubblicato dal ricercatore sloveno Roman Leljak che li ha scovati e che oggi è impegnato come sindaco della località termale di Radenci a fare rimuovere una via dedicata a Tito nella cittadina turistica slovena dove viene imbottigliata la piuttosto nota acqua minerale “Radenska” - e che sono riconducibili a vario titolo all'UDBA (in italiano: Amministrazione della Sicurezza Statale) cioè all'intelligence jugoslava che agì dal 1946 fino al 1991, e fu responsabile dell'eliminazione di dozzine di nemici dello Stato, all'interno della ex Jugoslavia e al di fuori dei confini nazionali (si stimano 200 tra uccisioni e sequestri, alcuni anche in Italia).
 
Nella maggior parte dei casi residenti nelle province di Trieste e Gorizia, questi "zelanti" cittadini italiani, nel 50% dei casi ancora viventi, perfettamente identificati nei registri segreti con data di nascita e residenza anagrafica, agirono come informatori e spie al servizio di Tito e compagni, fino alla sanguinosa dissoluzione della Jugoslavia.
 
Ma chi sono questi cinquecento agenti segreti?
 
Appartengono a tutte le categorie sociali: politici, professori universitari, giornalisti, commercianti, operai, agricoltori e molti, allora, ad inizio "carriera" erano semplici studenti.
 
Roman Leljak, che abbiamo già avuto il piacere di avere ospite nella sede dell'Unione degli Istriani un paio di anni fa, durante un incontro pubblico di presentazione della prima parte delle sue ricerche, è nato a Đurmanec (Croazia) nel 1964.
 
Nel 1978, seguendo una sua innata passione, ha proseguito gli studi a Sarajevo e Belgrado presso il liceo militare, completando una specializzazione in codifica nell'esercito popolare jugoslavo, quindi ha studiato presso il centro di addestramento al controspionaggio della Armata Popolare jugoslava (JNA) a Pančevo.
 
Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, Leljak si è cimentato nella ricerca archivistica e nella pubblicazione di saggi sulle stragi di civili commesse nel 1945 - 46, scrivendo una serie di libri che espongono le attività dei servizi di sicurezza della vecchia Federativa.
 
È considerato il principale investigatore sloveno dei crimini comunisti jugoslavi dopo la fine della seconda guerra mondiale e ha contribuito al lavoro di ricerca su numerosi scavi in ​​cui sono morte migliaia di persone innocenti.