Contratto di Comparto FVG, la CISAL dice no: “Così non si tutela il valore del lavoro pubblico”
Non basta un ritocco percentuale per garantire la dignità economica dei lavoratori della pubblica amministrazione del Friuli Venezia Giulia. È questa la posizione netta della CISAL Enti Locali FVG, che boccia senza appello la proposta presentata dall’Assessore regionale Pierpaolo Roberti per il rinnovo del Contratto di Comparto 2022-2024.
Inflazione al 16%, offerta ferma al 9,5%: “Una provocazione”
L’ultimo confronto convocato dall’Assessore – come confermato dal sindacato – ha visto l’avanzamento di una proposta che prevede un aumento del 7,5% da destinare agli stipendi e un ulteriore 2% da destinare a un nuovo strumento di welfare aziendale, da attivare nel 2026. Un’offerta che, sebbene presentata come migliorativa rispetto al 6% inizialmente ipotizzato, resta ben lontana dal 16% dell’inflazione IPCA-ISTAT registrata nel triennio di riferimento.
Secondo la CISAL, l’intera operazione appare non solo insufficiente, ma anche strutturalmente penalizzante. “Si chiede ai dipendenti pubblici del FVG – scrive il sindacato – di scegliere tra zuppa e pan bagnato. Entrambe le opzioni non tutelano il potere d’acquisto reale e futuro di chi lavora ogni giorno per la macchina pubblica regionale”.
Welfare aziendale: utile ma non sostitutivo degli stipendi
Uno dei punti più contestati riguarda l’introduzione del welfare aziendale, che rappresenterebbe circa 800 euro annui pro capite, da destinare a voci vincolate come abbonamenti ai trasporti, rette scolastiche, centri estivi, spese sanitarie, turismo e previdenza integrativa. Tuttavia, la misura – pur interessante sotto il profilo accessorio – non avrebbe alcun impatto su pensioni, progressioni orizzontali e aumenti futuri.
“Solo le risorse che vanno direttamente sui tabellari hanno un reale valore di recupero inflattivo e contano davvero per le pensioni future”, osserva la CISAL, sottolineando inoltre che il welfare aziendale sarebbe stato già previsto nel DEFR 2026, privandolo così della presunta novità strategica.
Un doppio binario pericoloso: “Così si cristallizza l’inequità”
Il sindacato denuncia anche il rischio di creare una frattura contrattuale strutturale. Da un lato ci sarebbe il contratto “classico”, con tabellari e indennità, probabilmente sempre più povero; dall’altro un sistema parallelo “a voucher” che, pur garantendo qualche beneficio a breve termine, non produrrebbe effetti sulla crescita salariale strutturale.
“Siamo di fronte a una logica da comparto privato applicata senza criterio alla pubblica amministrazione”, si legge nel documento firmato dalla Segreteria CISAL Enti Locali FVG, secondo cui si rischia di istituzionalizzare un sistema in cui si tengono bassi i salari per ridurre le spese e si sopperisce con strumenti detassati che non hanno alcuna valenza previdenziale.
Gli arretrati? Scordati il 2022: “Inaccettabile”
Un ulteriore elemento di forte criticità riguarda la mancata retroattività degli aumenti al 2022, anno in cui l’inflazione ha raggiunto i livelli più alti. Secondo quanto emerso al tavolo, molti Comuni avrebbero già messo a bilancio risorse inferiori, motivo per cui – stando alle parole dell’assessore – non si potrebbe riconoscere il pregresso.
Una spiegazione che la CISAL rigetta con decisione: “La decorrenza degli arretrati è materia di trattativa contrattuale, non può essere subordinata ai bilanci degli enti locali. È un vulnus inaccettabile”.
Appello al senso di responsabilità: “Non possiamo accettare pressioni ricattatorie”
Infine, la CISAL contesta anche il metodo adottato: l’assessore Roberti ha chiarito che porterà avanti la proposta solo se otterrà il via libera dalla maggioranza sindacale (50% + 1). Una strategia che, secondo il sindacato autonomo, equivale a porre un ultimatum sotto forma di ricatto istituzionale.
“Chiediamo un contratto che rispecchi l’impegno, la responsabilità e le competenze elevate richieste ai dipendenti pubblici del Friuli Venezia Giulia – concludono –. Non ci si può limitare a un maquillage numerico o ad acrobazie finanziarie: serve il coraggio di riconoscere pienamente il valore del lavoro pubblico, senza scorciatoie né ambiguità”.