Garlasco, a Dritto e Rovescio si indaga sulla pista degli abusi al Santuario della Bozzola

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Garlasco, a Dritto e Rovescio si indaga sulla pista degli abusi al Santuario della Bozzola

Rete 4 – Dritto e Rovescio, martedì sera. Il caso Garlasco, a distanza di quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, continua a far discutere. E, soprattutto, a generare interrogativi. Nell’approfondimento condotto da Paolo Del Debbio, la trasmissione ha acceso i riflettori su una pista alternativa mai del tutto approfondita a livello giudiziario: quella degli abusi e dei presunti scandali che ruoterebbero attorno al Santuario della Madonna della Bozzola.

La tesi del legale: “Un sicario per mettere a tacere Chiara”

Secondo Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, amico storico di Chiara e finito sotto i riflettori per una vecchia ipotesi d’indagine, l’omicidio potrebbe essere stato commesso da un sicario. Il movente? Chiara avrebbe potuto aver scoperto “una verità scomoda” legata a un presunto giro di abusi, ricatti e omertà attorno alla Bozzola. Una tesi che resta priva di prove dirette, ma che trova eco in una serie di elementi inquietanti emersi durante la trasmissione.

Don Gregorio e i ricatti: lo scandalo del 2014

Il focus si è concentrato su Don Gregorio, rettore del Santuario nel 2014, vittima di un'estorsione da oltre 150mila euro da parte di due cittadini rumeni che minacciavano di rendere pubblici video e messaggi a sfondo sessuale. Ma secondo quanto emerso da testimonianze e atti esclusivi presentati dalla trasmissione, voci e sospetti sul comportamento del sacerdote circolavano già nel 2006, anno dell’omicidio Poggi.

Un altro sacerdote, Don Francesco Cervio, avrebbe riferito già allora alla diocesi di Vigevano e ai Carabinieri di Vigevano “particolari sconcertanti” riguardo presunte condotte immorali da parte di Don Gregorio, tra cui il pagamento di uomini per ottenere prestazioni sessuali. Un contesto che, secondo la ricostruzione proposta, potrebbe aver generato un clima di omertà e tensione all’interno della comunità.

Pedopornografia e casi sospetti: il contesto che inquieta

Oltre al caso Gregorio, emergono accuse legate al possesso e alla presunta circolazione di materiale pedopornografico nella stessa zona e nello stesso periodo. Un uomo, secondo quanto raccontato da un testimone in trasmissione, avrebbe detenuto e forse venduto materiale illegale. L’ipotesi che prende forma è quella di una rete tollerata e sistemica di abusi e adescamenti, mai realmente smantellata.

A rafforzare la sensazione di qualcosa di più ampio, Dritto e Rovescio ha citato anche una serie di morti sospette avvenute tra il 2006 e il 2015: un meccanico, il suo medico curante e tre giovani, tra cui Michele, amico di Sempio, il cui profilo social mostrerebbe immagini e simboli legati a presunti ambienti esoterici, incluso uno scatto davanti proprio al Santuario della Bozzola.

Il contenuto del computer di Chiara Poggi

Infine, la trasmissione ha ripreso la questione già nota del contenuto del computer di Chiara Poggi, su cui, digitando la parola “Garlasco”, erano emerse anche immagini del Santuario. Nessuna prova concreta, ha specificato l’esperto Paolo in studio, ma solo materiale eterogeneo, tra cui articoli sportivi e fotografie generiche, che includevano anche accessori di moda e borse.

Lovati sostiene che all’interno del PC ci fosse una cartella con il nome “abusi 550 pedofili 123”, ma al momento non è chiaro se si trattasse di un contenuto cercato, scaricato o semplicemente generato da una ricerca automatica.

La domanda aperta: verità o suggestioni?

Quella emersa a Dritto e Rovescio è una ricostruzione complessa, che mischia fatti accertati e documentati (come i ricatti del 2014 e le denunce di Don Cervio), a ipotesi più suggestive, come il possibile coinvolgimento di Chiara in una verità troppo scomoda da conoscere.

Del Debbio non ha escluso che la giustizia possa dover tornare a interrogarsi su questi scenari, mentre resta aperta la domanda che da anni tormenta Garlasco e l’Italia intera: Chi ha ucciso Chiara Poggi? E perché?