Zakhor/Ricorda: a 80 anni dalle leggi razziali, solenne Cerimonia in Comune

Zakhor/Ricorda: a 80 anni dalle leggi razziali è stato questo il tema-guida della solenne cerimonia organizzata da Comune, Comunità Ebraica di Trieste e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane UCEI, che si è tenuta oggi in un'affollatissima Sala del Consiglio Comunale del capoluogo del Friuli Venezia Giulia.

Alla cerimonia, terminata con lo scoprimento di una targa commemorativa che verrà affissa sotto i portici del Municipio di Trieste, sono intervenuti il Presidente del Consiglio Comunale Marco Gabrielli, il Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, il Presidente della Comunità Ebraica di Trieste Alessandro Salonichio, il Presidente di UCEI Noemi Di Segni, il Vicepresidente UCEI Giorgio Mortara che ha letto il messaggio della Senatrice Liliana Segre e il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Trieste Alexandre Meloni.

“La nostra città è ricca di quelli che gli storici chiamano luoghi della memoria perchè attestano una realtà che permette di comprendere gli avvenimenti passati, basti citare la Risiera di San Sabba e la sua perenne testimonianza. Quanto dolore, quanta sofferenza fisica ci assale quando sostiamo anche brevemente nei luoghi in cui il popolo ebraico ha patito. Quando ci accostiamo ai Memoriali della Shoah dovrebbe risuonare nel silenzio l'attonito l'appello di Primo Levi: “Meditate che questo è stato”. Così il Presidente Gabrielli nell'introdurre la cerimonia. “Oggi più che mai non bisogna fuggire la memoria. La memoria di cui abbiamo bisogno non dev'essere uno strumento per favorire divisioni ma per tramandarla ai nostri figli affinchè ricordino, di generazione in generazione,  lasciando un segno per un futuro di pace e giustizia per tutti gli uomini” - ha aggiunto Gabrielli-.

“Oggi sono particolarmente emozionato, mi fa tanto piacere avervi qui e ricordare assieme a voi momenti molto importanti – ha detto il Sindaco Roberto Dipiazza -. Quando sono diventato Sindaco di questa città, nel 2001, le divisioni erano una costante di qualsiasi intervento e proprio dalla Risiera di San Sabba ho iniziato un percorso di pacificazione facendo parlare la Comunità Slovena nella propria lingua e per la prima volta il quotidiano locale Il Piccolo pubblicò un intervento in sloveno mentre il giornale della comunità slovena, il Primorski Dnevnik, uscì con un intervento in italiano. Fu un evento significativo. Poi nel 2010 venne il grande momento del Concerto dell'Amicizia diretto dal Maestro Muti, da me fortemente voluto, con i tre Presidenti di Croazia, di Slovenia e d'Italia in piazza Unità. Fu straordinario e commovente. Oggi siamo al terzo momento, successivo solo in termini temporali, ma importantissimo per il superamento di ogni residua divisione, e voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno dato una mano per raggiungere tale scopo. Oggi ricordiamo e condanniamo, senza se e senza ma, quanto avvenne il 18 settembre 1938 con la promulgazione delle leggi razziali da parte di Mussolini. Fu l'inizio di una situazione devastante che alla fine portò a sei milioni di morti.  A metà degli anni 70 andai a Dachau. Ciò che mi colpì fu constatare fin dove può arrivare la follia dell'uomo: l'inquietante scritta “Arbeit macht frei”, le camere a gas, i forni, gli esperimenti sulle persone, esercitando una violenza prima psicologica e morale e poi l'annientamento fisico. Ora scopriamo questa targa che rimarrà per sempre. C'è ancora una parte che alimenta odio e divisioni, che non vuole la pacificazione. Ma io la voglio – ha sottolineato con enfasi Dipiazza - e, come Sindaco, la sostengo in modo molto forte e chiaro! In questi giorni che ero assente ho assistito a una violenza ipocrita di coloro che non vogliono il processo di pacificazione perchè prosperano solo alimentando l'odio e le divisioni. Credo che il mondo dovrebbe alzarsi in piedi e chiedervi scusa. Io non sono il mondo, ma – ha concluso Dipiazza rivolto ai rappresentanti delle Comunità Ebraiche – come Sindaco di questa città vi chiedo scusa”.

“Oggi ci troviamo a commemorare l'ottantesimo anniversario di un evento tristissimo che segnò in modo indelebile il popolo ebraico – ha affermato quindi il Presidente della Comunità Ebraica di Trieste Alessandro Salonichio -. La promulgazione delle leggi razziali diede inizio alla deriva razzista del Fascismo. Non è facile immaginare, a quell'annuncio, lo shock dei numerosi ebrei che pur erano presenti in quella piazza e che d'improvviso diventarono cittadini di serie Z, costretti a nascondersi o a fuggire. Da allora fu un succedersi di tragedie, vessazioni e soprusi, fino alle retate, le deportazioni nei lager e nella Risiera di San Sabba, in nome di una supposta supremazia ariana. Un'onta che rimarrà incancellabile nella storia del genere umano.  Abbiamo il dovere della memoria, ma il nostro compito è far sì che questa non resti solo un'astratta forma di retorica. Il fascismo e il nazismo, le ideologie razziste, incarnano il Male assoluto. Non ci deve essere più posto, anche nella nostra città, per intolleranza, xenofobia e antisemitismo. Come amministrazione avete una grande responsabilità in tal senso. E un compito fondamentale deve venir svolto dalla scuola nei confronti delle giovani generazioni. La mostra dei ragazzi del Petrarca va nella giusta direzione, e l'augurio è che le polemiche rientrino e l'esposizione possa vedere presto la luce. In Europa – ha concluso Salonichio - si respira un clima che non induce all'ottimismo. Bisogna tenere la guardia alta contro ogni atteggiamento xenofobo e antisemita. Zakhor in ebraico significa Ricorda! La targa che sarà apposta in un luogo ben visibile di questo Municipio sarà un piccolo ma significativo passo nella giusta direzione”.

E' seguito l'intenso intervento della Presidente delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni: “Sono grata al Sindaco e al Consiglio Comunale di Trieste per aver voluto organizzare questa solenne cerimonia. Ho ascoltato e ponderato ogni sillaba qui pronunciata, anche la parola “scusa”. Per me è difficile rappresentare chi ha subito discriminazioni basate sulla razza: vite spezzate, speranze abbandonate, l'orgoglio di essere cittadini italiani tradito dallo Stato. Mussolini pronunciò frasi sconnesse, illogiche ma contemporaneamente di una gravità assoluta. In una piazza Unità gremita, non indifferente, ma pienamente partecipe. Solo in pochissimi allora dissero no. Ma anche oggi – ha proseguito la Di Segni – assistiamo a segnali inquietanti, a preoccupanti manifestazioni neofasciste, a inneggiamenti all'odio spesso amplificati dai social media, che presentano lati positivi ma anche molti rischi. Non abbiamo bisogno di prudenza ma di fermezza e di un'adeguata educazione ai giovani. In tal senso noi ebrei siamo disposti a dare. Oltre questa piazza c'è un mare che possiamo navigare assieme” - ha concluso la Presidente Di Segni -, ringraziando il Sindaco Dipiazza per aver anche lui indicato la necessità di un percorso comune.

Giorgio Mortara,  Vicepresidente della stessa UCEI, ha quindi dato lettura di un messaggio della Senatrice Liliana Segre che ha voluto manifestare la sua gratitudine a tutti coloro che mantengono viva la memoria delle tragedie accadute, con particolare riferimento a Trieste, alla proclamazione delle leggi razziali di piazza Unità, ai drammi della Risiera, all'annessione della città al Reich nazista. Ricordi che ha collegato alla sua personale esperienza di bambina ebrea espulsa dalla scuola a otto anni e deportata nell'inferno di Auschwitz. “Solo testimoniando la storia, combattendo ogni rigurgito razzista ed educando i giovani, solo così – ha detto infine la Senatrice Segre - potremo preservare una società civile e democratica”.

Ha concluso il solenne incontro il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Trieste Alexandre Meloni, rievocando l'episodio biblico dell'aggressione perpetrata dal re Amalek contro il popolo ebraico – riferimento riportato anche in apertura della targa commemorativa che sarà affissa sotto il Municipio -. Amalek – spiega Meloni – voleva distruggere non solo gli ebrei in quanto esseri viventi ma in particolare il “divino” che il popolo ebraico portava al mondo, volendo così eliminare tout court ogni traccia di sacro nel mondo, tutto ciò che c'è di sacro nell'umanità. E' ciò che hanno tentato di fare fascisti e nazisti, cominciando con gli ebrei per continuare con tutta l'umanità. Purtroppo anche oggi vi sono politici che vogliono cavalcare quest'odio per il proprio potere personale. Lo straniero – ha poi osservato Meloni – fa paura, ma non bisogna alimentarla affinchè non sbocci nell'odio. 'Ama lo straniero', dice la Torah. Non dobbiamo stare in silenzio. Se c'è silenzio significa che anche noi approviamo. Non basta commemorare il passato, ma sottolineare anche oggi che ogni uomo è un fratello. Esattamente ciò che si dimenticò in quel 18 settembre 1938.  Anche per ciò non si può essere nostalgici del fascismo e del nazismo. La legge e i diritti democratici di ognuno vanno certamente rispettati – ha detto con riferimento all'eventualità di un prossimo raduno neofascista a Trieste – ma noi, e in particolare noi autorità religiose – ha concluso – abbiamo il dovere di reagire per primi lavorando insieme per ribadire quell'importante armonia fra tutte le comunità, costruita con molte sofferenze, che ha finora contraddistinto questa città e che è tuttora di esempio per tutta Italia”.

A conclusione degli interventi, è giunto, tra i vivi applausi di tutti i presenti, l'atteso momento dello scoprimento della targa commemorativa, che – come detto – verrà a breve pubblicamente affissa.