“Corpi Sfregiati, Anime Violate”, successo per il convegno storico sull'Università Castrense di San Giorgio di Nogaro

A Palazzo di Toppo Wassermann a Udine si è tenuta con grande affluenza di pubblico la due giorni di convegno di studi dal titolo “Corpi sfregiati, anime violate”, promosso dalla Biblioteca Civica Villa Dora di San Giorgio di Nogaro in collaborazione con l'Università di Udine.

La prima parte del convegno, tenutosi venerdì pomeriggio e condotto dalla Responsabile di Villa Dora Lara Ietri, ha ospitato personalità del mondo accademico che si sono adoperate nella ricerca di una tematica storica rimasta per troppo tempo nell'ombra: la violazione del corpo e della mente durante il primo conflitto mondiale, l'uomo come parte lesa della guerra che, come ha specificato l'Assessore alla Cultura del Comune di Udine Federico Angelo Pirone, «non genera né vinti, né vincitori: la guerra genera solo sconfitte». Il convegno di studi, partendo dall'esperienza effimera dell'Università Castrense di San Giorgio di Nogaro, ha tracciato un nuovo punto di vista sulla storia del territorio. L'istituto sangiorgino, nato nel 1916 dall'idea del tenace e ispirato tenente colonnello Giuseppe Tusini, ha rappresentato una pietra miliare nella medicina moderna: a testimoniarlo è stato Massimo Saviano, professore ordinario di chirurgia all'università di Modena, che durante il suo intervento ha elogiato i risultati di pura avanguardia raggiunti dal centro medico da campo di San Giorgio di Nogaro. «L'opera didattica e di ricerca messa in atto dall'Università Castrense di San Giorgio di Nogaro è stata notevole: da qui uscirono 75 pubblicazioni scientifiche di rilevanza internazionale e tra gli studenti soldato dell'istituto ci furono anche coloro che, in seguito, fondarono la pediatria italiana». Tra il pubblico del convegno ha presenziato anche Giuseppe Tusini, nipote omonimo del fondatore dell'Università Castrense, che ha partecipato attivamente alla realizzazione del convegno mettendo a disposizione il suo archivio storico. Tusini, facendosi un po' tradire dall'emozione, ha chiuso il primo giorno di lavoro accademico dichiarando «Vi ringrazio perché questa per me è stata un'occasione per conoscere una parte di storia,a me ignota, della mia famiglia». Dario De Santis, ricercatore del dipartimento di Psicologia dell'ateneo Milano-Bicocca, ha dato vita a un appassionato intervento inerente la figura di Angelo Alberti nella cura delle malattie mentali presso l'Università Castrense, struttura dove Alberti stesso ha dato vita a nuove teorie e interpretazioni delle patologie psichiche e, in particolare, di quelle generate da traumi di guerra. «La psichiatria, fino alla prima guerra mondiale, sosteneva che i malati psichiatrici erano soggetti naturalmente predisposti a disturbi mentali, pertanto non si parlava mai di nevrosi di guerra, ma semplicemente di nevrosi traumatiche» ha spiegato De Santis; questa stessa teoria è stata però messa in discussione da Angelo Alberti che, nel centro di intendenza istituito a San Giorgio di Nogaro dal servizio psichiatrico nazionale, ha riscontrato, da un punto di vista numerico, un'incidenza critica di casi psichiatrici. L'esperienza castrense ha quindi dato il suo contributo nella comunità scientifica, poiché Angelo Alberti ha poi diffuso e analizzato il tema delle nevrosi di guerra considerando i dati e i casi patologici registrati nell'ospedale di campo di San Giorgio di Nogaro.

Il sindaco di San Giorgio di Nogaro, Pietro del Frate, ha riconosciuto l'importanza del sostegno delle istituzioni politiche nelle attività culturali, affermando che «L'amministrazione comunale è consapevole di dover elaborare e custodire l'immenso patrimonio storico e culturale che sta riemergendo da questa memoria quasi sepolta». L'Assessore Regionale alla Cultura, Sport e Solidarietà Gianni Torrenti ha encomiato il lavoro svolto dalla Biblioteca Civica Villa Dora che «Non solo svolge un servizio per la comunità, ma si è anche ritagliata un ruolo nella ricerca storica»; l'auspicio di Torrenti è di dare più spazio all'approfondimento storico, un approfondimento che necessita un maggiore investimento da parte delle istituzioni e per cui lo stesso Assessore si pone in prima linea. La violazione del corpo di chi ha vissuto e combattuto il primo conflitto mondiale: questo l'argomento trattato nella seconda giornata del convegno di studi “Corpi sfregiati, anime violate”, l'approfondimento storico interdisciplinare organizzato dalla Biblioteca Civica Villa Dora di San Giorgio di Nogaro. A inaugurare la seconda fase dell'incontro, tenutosi sabato mattina, è stata Ivana Battaglia, precedente responsabile della Biblioteca Civica sangiorgina e principale ideatrice della apprezzatissima mostra fotografico didascalica allestita presso il velarium del palazzo di Toppo Wassermann nelle giornate del 12 e 13 maggio. La discussione è stata introdotta dall'intervento di Barbara Bracco, professore associato di Storia contemporanea presso l'Università di Milano-Bicocca, che ha raccontato la violenza e la devastazione fisica prodotta dalla Grande Guerra: «Fino ai primi del Novecento, la maggior parte delle perdite in combattimento era dovuta al diffondersi delle malattie infettive. La Prima Guerra Mondiale ha sovvertito l'aspettativa che tale situazione si ripetesse; infatti ci furono più morti causate da ferite che per malattie». Bracco ha quindi analizzato il ruolo dei corpi mutilati durante il conflitto e negli anni a seguire: mentre il corpo del caduto veniva meno allo sguardo pubblico, quello del mutilato rimaneva. Di questa prova evidente, la politica ne ha fatto un manifesto di guerra, realizzando una costruzione eroicizzante dove il corpo mutilato veniva sublimato per colmare il vuoto prodotto dalle perdite fisiche.

La tavola rotonda ha poi accolto l'intervento del medico chirurgo Antonio Maria Miotti che ha raccontato l'organizzazione della sanità durante la Grande Guerra, a cui è seguita l'esposizione di Andrea Cozza, per l'Università di Padova in cui è stato illustrato l'ambiente accademico degli studenti di medicina dell'Università Castrense patavina. Il convegno ha dato spazio anche a materiale visivo grazie all'approfondimento di Cosetta Saba che, nella sua precisa analisi delle immagini di “Oh! Uomo” di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, ha potuto dare un valore aggiunto alla tematica chiave del convegno: «I corpi mutilati di queste immagini sono trasformati in ritratti che ci interpellano; si tratta di una mnemo storica, un catalogo anatomico di ferite non rimarginabili». Saba, durante l'esposizione, ha elaborato una riflessione  che, in quest'epoca di voyeurismo esasperato, si rivela di grande attualità: «Le sole persone che possono vedere il dolore degli altri sono quelle che possono alleviarlo o, perlomeno, fare qualcosa per non renderlo più possibile».

Martina Salvante, ricercatrice dell'Università Di Warwick, ha voluto offrire uno sguardo nuovo agli invalidi di guerra, associando l'approccio socioculturale a quello medico-scientifico: «Una parte dei mutilati di guerra interiorizzarono il processo di cura medico atto alla ricostruzione del corpo e lo tradussero in un compito di stampo sociale, dove l'invalido di guerra poteva e doveva partecipare alla ricostruzione del Paese-Italia». La due giorni di convegno di studi è stata conclusa infine dalla ricercatrice di letteratura italiana dell'Università di Udine, Silvia Contarini, che in questa occasione ha delineato il tema della narrazione del trauma nel romanzo “Ritorneranno” di Giani Stuparich, svelando la forza delle parole nell'evocazione di immagini e delle atrocità che hanno caratterizzato il primo conflitto mondiale.

Lara Ietri, responsabile della Biblioteca Civica Villa Dora di San Giorgio di Nogaro, ha valutato questa due giorni di approfondimento storico come un'esperienza positiva: «Voglio esprimere il massimo apprezzamento nei confronti di tutti i relatori intervenuti al convegno: gli ospiti non solo hanno restituito alla memoria un pezzo di storia, ma sono riusciti anche ad attualizzare il messaggio principale di questo appuntamento, il trauma fisico e le ferite psichiche generate dalla guerra, temi da cui, considerando il nostro presente, non siamo esenti».