Trieste sul ghiaccio e a tutta velocità: Matthias Lodi infiamma la pista di Ponterosso (VIDEO)
Motori che rombano nella testa, pattini che scorrono sul ghiaccio, luci natalizie che si riflettono sull’acqua del Canal Grande. La cornice è quella della pista di pattinaggio di piazza Ponterosso, dove la diretta di Trieste Cafe ha trasformato un freddo pomeriggio in un talk dal ritmo altissimo, sospeso tra motorsport, tecnica, sogni realizzati e amore per la città.
Protagonisti dell’ultimo appuntamento della giornata sono stati il campionissimo triestino Matthias Lodi, fresco vincitore del GT Cup Series 2025, e il suo ingegnere di pista, anche lui triestino, Diego Husù, guidati dal direttore di Trieste Cafe Luca Marsi, voce e regia di un dialogo che ha tenuto insieme adrenalina da circuito e atmosfera di piazza.
La diretta, trasmessa sulla pagina Facebook di Trieste Cafe e rilanciata su YouTube, Instagram, TikTok e sito ufficiale, è stata seguita sia dal pubblico connesso da casa sia da chi pattinava a pochi metri dal palco, con il microfono che rimbalzava fra domande tecniche, curiosità e confidenze da “dietro le quinte” del mondo delle corse.
Lodi ha raccontato il suo “mezzo titolo” con il sorriso di chi sa di avere comunque centrato un traguardo enorme: dopo tre anni di stop dalle competizioni, è tornato in pista con l’obiettivo di vincere, riuscendoci fin dalla prima gara. Il “mezzo” sta nel fatto che, con licenza italiana, non è stato possibile accumulare punti per il campionato centro-europeo, pur correndo negli stessi circuiti e contro gli stessi avversari. Di fatto, un titolo pieno dal punto di vista sportivo e agonistico, “due e mezzo” come ha scherzato lui, ma riconosciuto ufficialmente solo sul fronte GT Cup Series.
A fare da contrappunto, la voce di Diego Husù, che ha rivendicato con decisione: per lui quel campionato “vale uno, o anche più di uno”. L’ingegnere di pista ha spiegato quanto sia impegnativo questo tipo di gare, endurance multiclasse su tracciati tecnici e diversissimi tra loro: dal Red Bull Ring ai circuiti cechi e slovacchi, con saliscendi, frenate cieche, serpentine che mettono alla prova piloti, team e vetture. Un lavoro di squadra totale, dove a contare non è solo il talento del pilota, ma anche setup, strategie, gestione delle gomme, analisi dati e capacità di adattarsi a condizioni che cambiano continuamente.
Lodi ha raccontato anche il gap tra il se stesso ventenne e il se stesso di oggi: non tanto sul piano fisico, dove l’allenamento resta la chiave per tenere il passo, quanto su quello mentale. Meno azzardi, più razionalità, attenzione alle franchigie, alle responsabilità, al “sapere quando rischiare e quando no”. Una maturità che, paradossalmente, lo rende ancora più competitivo.
Non sono mancati i retroscena: dal track walk fatto in monopattino o con il motorino per studiare le piste, alle difficoltà di alcuni tracciati “serpentinosi” che hanno messo alla prova perfino lo stomaco del pilota. Husù, dal canto suo, ha spiegato il ruolo dell’ingegnere di pista “allargato”: non solo tecnica e numeri, ma anche gestione del weekend, manager, mental coach, punto di riferimento quando la pressione sale.
Spazio anche a una riflessione sullo stato di salute del motorsport in Italia: all’estero girano più investimenti e si respira più linfa, mentre nel nostro Paese la burocrazia e regole che cambiano in corsa rendono la vita complicata a piloti e team. In mezzo, una grande verità: senza sponsor, oggi, non si corre. Lodi lo ammette con sincerità, ringraziando chi ha creduto in lui e confermando che proprio grazie alla vittoria sono in arrivo nuove partnership per il 2026.
C’è stato anche lo sguardo sul futuro: il prossimo anno non verrà ripetuto lo stesso campionato, ma Lodi tornerà comunque a correre, con la prospettiva di alcune wild card nel campionato europeo e nuovi eventi a Trieste per avvicinare il pubblico al mondo delle corse, magari riportando in città l’auto con cui ha vinto il titolo, come già accaduto con il meet & greet al Montedoro Shopping Center.
Il dialogo si è allargato fino alla Formula 1 e alla Formula E, alla possibilità un giorno di avere un circuito cittadino o un evento di livello internazionale nell’area del Porto Vecchio, alla speranza che Trieste sappia cogliere le opportunità di uno sport che, pur di nicchia, continua ad accendere passioni.
La chiusura, fra saluti al pubblico in pista, promemoria sulle prossime dirette e inviti a seguire Trieste Cafe su tutti i canali, ha avuto il sapore di un arrivederci: un piccolo “box di prova” per una stagione di trasmissioni che continuerà a portare, dal cuore della città, storie di sport, cultura, istituzioni e vita quotidiana triestina.
Con una certezza: dalle tribune digitali alle curve del GT, Trieste c’è, e corre insieme ai suoi campioni.
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