"Giornata della liberazione dall'occupazione Jugoslava, Trieste si merita via intitolata al 12 giugno 1945"

Pubblichiamo da Futura

Il colle di San Giusto rappresenta con i suoi monumenti antichi la massina sintesi della storia di Trieste, dai tempi più remoti ai travagliati anni del Novecento, quelli segnati dalle due guerre mondiali: una tragedia che non ha bisogno di commenti, ma ha bisogno di memoria. E quindi il Parco della Rimembranza è, purtroppo e giustamente, colmo di lapidi commemorative, tante delle quali si sono aggiunte proprio negli ultimi decenni sulla spianata che si apre davanti ai resti della basilica romana.
 
 
Dal 1914 al 1954 Trieste è stata sotto 7 diverse bandiere e ha subito lo spostamento dei confini in maniera incisiva e drastica innumerevoli volte. In “Piazza Grande” la bandiera  dell’impero Austro-ungarico è stata sostituita da quella del Regno d’Italia, poi da quella nazista, a seguire la bandiera dell’ex Jugoslavia, negli anni del TLT svettarono quella inglese e americana, infine nel 1954 torna il Tricolore, ma questa volta della Repubblica Italiana.
 
 
Quando si guarda poi al periodo che va dal 1943 al 1954 gli storici parlano della “questione Trieste”, ovverosia della disputa sui territori della Venezia Giulia tra Italia e Jugoslavia alla fine della Seconda guerra mondiale e durante il successivo Dopoguerra.
 
I nazisti tennero Trieste fino al 1à maggio 1945 quando i partigiani jugoslavi riuscirono ad occupare la città, battendo sul tempo i neozelandesi  che, appoggiati dai partigiani della divisione Osoppo, si erano inutilmente impegnati nella corsa per Trieste (race for Trieste). I titini proclamano l'annessione di Trieste e dei territori limitrofi alla nascente Federazione Jugoslava quale sua settima repubblica autonoma, mentre Tito, appoggiato dalle formazioni partigiane comuniste di italiani che vi operavano, poteva affermare di avere il controllo di tutta la Venezia Giulia.
 
Con la firma dell'accordo di Belgrado del 9 giugno si stabilisce però la linea Morgan, un “confine” che corre lungo il corso dell'Isonzo e fino a Muggia, accordo che obbligherà Tito il 12 giugno a ritirare l'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia e a rinunciare alla pretesa sulla Venezia Giulia.
 
Nel frattempo a Trieste continuano a verificarsi scontri e disordini: nel novembre del 1953, durante la cosiddetta Rivolta di Trieste, si registrarono ulteriori vittime (Pierino Addobbati, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Francesco Paglia e Antonio Zavadil), che ricevettero in seguito la Medaglia d'Oro al Valor Militare. La questione si definisce solo con il Memorandum di Londra che stabilisce che la Zona "A" del Territorio libero di Trieste passi il 26 ottobre 1954 all'amministrazione civile del governo italiano, mentre l'amministrazione del governo militare jugoslavo sulla Zona "B" al governo della Repubblica socialista. La “questione Trieste” ha duramente provato queste terre e il governo italiano il 9 novembre 1956  conferisce alla città di Trieste la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
 
Una sintesi necessaria per ricordare che a Trieste la fine della Seconda guerra mondiale arriva solo il 12 giungo a differenza del resto d’Italia che festeggia la Liberazione il 25 aprile. Il lungo periodo oscuro che avvolge Trieste passa dalla violenza del “lager” in Risiera alle deportazioni e al dramma delle foibe, proseguendo in modo massiccio anche nei 42 giorni dell’occupazione titina della città.
 
Dopo decenni di liti e aspre divisioni politiche, gli storici italiani, sloveni e croati “scrivono” una pagina comune su questo periodo di incredibili violenze e a perenne ricordo si inaugura la “Foiba di Basovizza”. Successivamente a San Giusto si scopre una lapide  per il “12 giugno 1945”. Molti sono stati nel frattempo i gesti di pacificazione tra i paesi coinvolti e e Trieste in questi ultimi anni, nei quali un significato particolare ha assunto l'immagine dei due presidenti della Repubblica italiana e slovena mano nella mano. Proprio per questo, il Movimento Futura ritiene che - in un quadro di apertura dei confini e di una nuova convivenza tra i popoli di regioni contermini chiamate a essere sempre più unite nella cultura della pace e nel superamento di barriere ideologiche superate dalla storia - sia doveroso ricordare anche in centro città, oltre che nel Parco della Rimembranza, quella data fatidica e quindi intitolare una via di Trieste al “12 giugno 1945”. La storia è memoria ed è il fondamento su cui poggia una forte coscienza civile: una comunità si rafforza anche nel riconoscere in modo corale le pagine più buie che ne hanno segnato la storia più recente.

Guarda il video

IL VIDEO-SERVIZIO