Brasile nel caos, verso il golpe?

Continua a peggiorare la situazione politica in Brasile, dove la popolarità del Presidente Jair Bolsonaro è ormai al collasso, tra proteste di piazza oceaniche, pandemia da Covid-19 fuori controllo e violenze e scontri tra manifestanti, polizia e gruppi paramilitari. Il 29 maggio scorso, durante uno scontro, la Polizia dello Stato di Pernambuco ha sparato un proiettile di gomma al militante di sinistra Daniel Campelo da Silva.

I responsabili dell'omocidio sono attualmente ignoti: il governatore del Pernambuco, Paulo Câmara (avversario di Bolsonaro), ha negato di avere ordinato alla Polizia Statale di usare la violenza sui manifestanti, accusando il Presidente del Brasile di avere fatto pressione sui comandanti delle forze dell'ordine locali per usare la violenza, in quella che sarebbe una chiara violazione della legge. La situazione è talmente confusa e caotica che il commentatore politico Carlos Graieb, in un editoriale sulla rivista Istoé, ha chiesto sarcasticamente chi sia al comando delle forze militari in Brasile.

A livello nazionale, le cose non sono migliori: di fronte al crescente malcontento popolare, Bolsonaro sta usando metodi sempre più autoritari e violenti, minacciando i giornalisti ("vorrei spaccarti la faccia, bastardo", aveva detto il Presidente ad un giornalista del quotidiano O Globo) e cacciando i comandanti delle Forze Armate Brasiliane per sostituirli con suoi fedelissimi. E proprio l'esercito sta creando crescenti preoccupazioni alla democrazia brasiliana: numerosi politici e commentatori hanno affermato che Bolsonaro potrebbe cercare di restare al potere con un colpo di Stato, qualora dovesse (come sembra probabile) perdere le elezioni presidenziali del 2022; un'accusa che il Presidente ed i suoi collaboratori non si sono curati minimamente di smentire, acuendo il clima intimidatorio nel Paese sudamericano.