“‘Where are you’ e ‘DAE FVG’: le app che possono salvarvi la vita”: il 118 dal cuore delle feste (VIDEO)
La pista di pattinaggio di piazza Ponterosso, nel pieno del suo fermento natalizio, diventa per qualche minuto anche un’aula pubblica di consapevolezza. Tra famiglie, ragazzi e musica, Trieste Cafe accende i microfoni su un tema che riguarda tutti, ogni giorno, senza distinzione di età. In diretta con Martina Vergaro c’è Alberto Peratoner, direttore del 118 Trieste, per spiegare cosa sia davvero il sistema di emergenza-urgenza e perché chiamare “al momento giusto” possa cambiare completamente il finale di una storia.
Peratoner descrive il 118 per ciò che è, lontano dai luoghi comuni: un sistema complesso che vive di professionisti, mezzi e coordinamento, fatto di ambulanze, automediche e soprattutto di una centrale operativa che riceve la richiesta di aiuto, valuta, decide e attiva la risposta. Un ingranaggio che funziona solo se la preparazione è continua, se l’allenamento è costante, se il lavoro di squadra resta la regola anche quando tutto intorno corre, confonde, distrae.
Rapidità e squadra: quando il tempo diventa una cura
Il tema centrale è la velocità di intervento, ma non come parola astratta. Peratoner entra subito nel concreto: nelle patologie tempo-dipendenti, come eventi cardiaci, neurologici e traumi, ogni minuto conta. Arrivare presto sulla scena significa poter iniziare cure decisive e, allo stesso tempo, garantire un trasporto rapido verso l’ospedale. Ma la rapidità non è mai “da sola”: è un risultato che nasce dall’organizzazione, dalla comunicazione, dalla sincronia tra chi chiama e chi soccorre.
E proprio qui arriva uno dei punti più utili per chi ascolta, soprattutto per i giovanissimi. Martina affronta la percezione diffusa secondo cui il 118 serva solo in situazioni estreme, “quando c’è sangue e panico”. Peratoner ribalta l’idea senza ambiguità: è vero che esistono chiamate superflue, ma questo non deve bloccare nessuno quando c’è un dubbio reale. Dolore toracico, forte cefalea, difficoltà respiratorie, sintomi neurologici, intossicazioni: sono situazioni che non vanno banalizzate. E chiamare può significare anche ricevere un consiglio telefonico, una guida, un orientamento immediato per non perdere tempo nel momento sbagliato.
Il racconto che fa capire tutto: “quella chiamata ha salvato una vita”
Durante la diretta emerge un esempio che colpisce e resta addosso. Martina racconta la storia vista sui social di una ragazza che, per “semplice prudenza”, decide di chiamare dopo che la madre aveva respirato una sostanza irritante mentre puliva in casa. Sembrava un episodio gestibile, qualcosa da risolvere con acqua e calma. Poi, nel giro di pochi minuti, la situazione precipita: la donna inizia a stare male, e si scopre una perforazione all’esofago. Un caso che rende chiarissima la regola: non sottovalutare, non aspettare “solo cinque minuti”, non rimandare quando il corpo sta lanciando segnali.
Cosa fare nei minuti prima dei soccorsi
Un altro passaggio chiave riguarda ciò che accade prima dell’arrivo dell’ambulanza. Peratoner spiega che ci sono situazioni in cui fare qualcosa è determinante. L’esempio più netto è l’arresto cardiaco: i primi minuti sono decisivi e, realisticamente, nessun mezzo può essere sempre sul posto in 5 o 6 minuti. Per questo è fondamentale chiamare subito e, se possibile, iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Anche gesti “semplici” come la posizione laterale di sicurezza possono salvare una persona incosciente dal rischio di soffocamento. E se non si sa fare? La centrale operativa, sottolinea il direttore, può guidare chi è sul posto passo dopo passo.
Prevenzione: meno corse, meno alcol, meno telefono alla guida
In un periodo come quello natalizio, con città piene e uscite più frequenti, Peratoner punta forte sul fronte che il 118 vorrebbe vedere ridotto ogni giorno: gli incidenti stradali. La prevenzione, dice, passa da un comportamento che sembra banale solo finché non diventa tragedia. Prudenza alla guida, niente eccessi di velocità, attenzione totale, niente cellulari in mano, massima prudenza con alcol e sostanze. Un richiamo diretto, senza moralismi: “essere presenti”, perché la disattenzione è una delle cause che si vedono più spesso.
Le due app da conoscere: “Where Are U” e “DAE FVG”
La parte più “pratica” della diretta arriva con le applicazioni che, nel quotidiano, possono fare la differenza anche in mezzo alla confusione delle feste. Peratoner parla di “Where Are U”, app gratuita che consente di essere geolocalizzati al momento della chiamata al 112, riducendo errori e perdite di tempo quando si è agitati o non si sa descrivere bene dove ci si trova. Non solo: permette anche di comunicare via messaggio se non si può parlare, e di attivare in modo più rapido i diversi soccorsi.
Poi c’è “DAE FVG”, la novità più potente sul piano della comunità: registrandosi, si può diventare “soccorritore” e ricevere una notifica in caso di arresto cardiaco nelle vicinanze, arrivando spesso prima dei mezzi del 118. L’app indica anche i defibrillatori più vicini, trasformando una città in una rete viva di persone pronte ad aiutare. Un’idea semplice e, allo stesso tempo, rivoluzionaria: tecnologia che non sostituisce l’umano, ma lo rende più veloce, più utile, più vicino.
Nel finale Peratoner riassume con parole nette il senso della diretta: attività fisica, divertimento sì, ma moderazione. Uso intelligente del telefono, prudenza, attenzione agli altri. E soprattutto un invito pratico, quasi un compito da portarsi via dalla pista: scaricare le app, perché non servono “solo a Natale” ma sempre, ogni giorno, per sé e per chi ci cammina accanto.
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