Qualità della vita 2025 Sole 24 ore, Trieste scala la classifica e guadagna 2 posizioni

Qualità della vita 2025 Sole 24 ore, Trieste scala la classifica e guadagna 2 posizioni

La trentaseiesima edizione della Qualità della Vita del Sole 24 Ore, indagine lanciata nel 1990 per misurare i livelli di benessere nei territori italiani ed i cui risultati sono presentati oggi 1° dicembre sulle pagine del quotidiano, segna il ritorno alla vittoria della provincia di Trento: già incoronata regina dell'Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, Trento svetta in un podio tutto alpino di teste di serie dell'indagine: Bolzano è al secondo posto e Udine al terzo. All'ultimo gradino troviamo Reggio Calabria, maglia nera di una classifica che vede le ultime 24 posizioni tutte occupate da province del Mezzogiorno. L'indagine fotografa il benessere nelle province italiane con 90 indicatori divisi in sei categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. La top 10 della classifica quest'anno è popolata da territori del Nord Italia, in un mix tra grandi città come Bologna,4 ª, e Milano, 8 ª, e province di piccola taglia come Bergamo (5 ª, vincitrice nel 2024), Treviso (6 ª, con il record di posizioni risalite: +18), Verona (7 ª), Padova (9 ª, che ritorna tra le prime 10 dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma (10 ª). A trionfare, come già in passato, è in particolare il versante Nord-Orientale della penisola. Le città metropolitane registrano un miglioramento diffuso rispetto all'edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all'indagine dell'anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36ª, e Messina, 91ª) risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l'attrattività su quello degli studi e dell'offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna. A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46ª, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43° posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4), che torna in top 10 piazzandosi all'8° posto. Torino sale di una posizione (57ª). La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39ª, seguita da Bari (67ª, ma in calo di due posizioni), Messina (91ª), Catania (96ª, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97ª) e Napoli (104ª) e Reggio Calabria, ultima per il secondo anno consecutivo. Rimane forte il divario tra Nord e Sud: una spaccatura geografica che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Mezzogiorno nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile, e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che negli anni hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil di questi territori. Le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali. Le classifiche di tappa si confermano sei: Milano vince in Ricchezza e consumi; Milano mantiene la sua leadership in Affari e Lavoro; Brescia mantiene la leadership in Ambiente e servizi; Bologna è leader in Demografia, salute e società; Oristano guida la classifica di Giustizia e sicurezza; Trieste si conferma la migliore per Cultura e tempo libero. Una menzione a parte va a Siena che vince la quinta edizione della Qualità della vita delle donne, un indice sintetico basato su 14 parametri (tra cui tasso di occupazione, imprese femminili, amministratrici donne di imprese e di entri locali, quota di laureate, gap retributivo e occupazionale, competenza numerica e alfabetica non adeguata) che va poi a confluire nella classifica generale, nella categoria Demografia, salute e società. La classifica è una media delle medie calcolata su 90 indicatori da fonti certificate (Istat, Banca d'Italia, Istituto Tagliacarne, Infocamere e molti altri), su base provinciale e rapportati alla popolazione residente, divisi in sei categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, salute e società; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. L'obiettivo è rappresentare un concetto multisfaccettato come quello della Qualità della vita indagandone i vari aspetti. Dei 90 indicatori fanno parte anche gli indici sintetici che nel corso dell'anno sono stati pubblicati sul Sole 24 Ore, tra i quali l'Indice del Clima, i tre Indici Generazionali (Qualità della vita di Anziani, Giovani, Bambini); l'Indice di Sportività, l'Indice della Criminalità; Ecosistema Urbano; l'Indice della Qualità della vita delle donne. Alcuni indicatori sono rimasti uguali a quelli delle precedenti edizioni: il valore aggiunto pro capite, il tasso di occupazione, la quota di laureati, la speranza di vita, l'indice di litigiosità nei tribunali, l'offerta culturale. Altri, in totale 23, sono di nuova introduzione (alcuni debuttano e altri tornano a far parte dell'indagine): percezione di insicurezza, mortalità per tumore, incidenti stradali e aria insalubre sono tra questi. L'indagine, che ha debuttato nel 1990, ogni anno si rinnova dando spazio a indicatori che possono raccontare al meglio l'evoluzione della società e dei territori. Mettendo a confronto le medie nazionali di alcuni parametri presenti sia nell'indagine 2025 sia nell'edizione precedente, emerge un Paese che ha saputo andare oltre lo stallo post Covid, ma dove, tuttavia, i nodi strutturali rimangono da sciogliere. Nel giro di un anno sono migliorati alcuni degli indici legati alla ricchezza e al benessere economico degli italiani, tra cui le retribuzioni medie dei lavoratori dipendenti che sono salite in media di 703 euro, ed è calato il numero delle famiglie più povere (-7,5% quelle con Isee entro i 7mila euro). Gli indicatori economici e industriali, tuttavia, non raccontano una storia completamente positiva complice il momento complicato: pur a fronte di un lieve aumento dell'occupazione, le ore di cassa integrazione autorizzata sono salite del +22,8% rispetto a quanto rilevato un anno prima ed è calato leggermente (-0,6 ogni 1000 società di capitali) il numero delle start up innovative. L'Italia, poi, rimane un "paese per vecchi" con la natalità ferma (i nuovi nati ogni mille abitanti sono a -0,2 con cali più severi al Nord) e il rapporto tra anziani e giovani, decisivo per comprendere l'insostenibilità del modello Italia, è in continuo aumento.(9Colonne)  (fre)

Trieste si classifica al 17o posto, guadagnando 2 posizioni rispetto l'anno scorso