Scelte di fine vita: venerdì parte anche da Trieste la raccolta firme per legalizzare l’eutanasia
Legalizzare tutte le scelte di fine vita, incluso l’aiuto medico alla morte volontaria e l’eutanasia, garantendo tempi certi, trasparenza e il pieno coinvolgimento del Servizio Sanitario Nazionale. È questo il cuore della proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni, per la quale partirà anche a Trieste, giovedì 27 giugno, la raccolta firme ufficiale.
Il primo presidio cittadino si terrà dalle 17:00 alle 19:00 in via San Lazzaro, all’angolo con via delle Torri, e sarà solo il primo di una lunga serie di appuntamenti previsti sul territorio per sostenere un’iniziativa che, in tutta Italia, mira a raccogliere almeno 50.000 firme in soli 14 giorni.
Una legge per rendere reale il diritto sancito dalla Corte Costituzionale
La proposta è stata già depositata in Corte di Cassazione e mira a rendere pienamente accessibile il diritto all’aiuto medico alla morte volontaria a tutte le persone maggiorenni, capaci di intendere e volere, affette da patologie irreversibili e sottoposte a sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, nel rispetto della sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale, emessa sul caso Cappato – DJ Fabo.
Sebbene oggi l’aiuto al suicidio sia legalmente possibile in alcuni casi, le procedure sono spesso indefinite, lasciando i malati in una condizione di incertezza, ritardi e disparità. Federico Carboni e Laura Santi, due dei casi più noti, hanno dovuto attendere fino a tre anni prima di ricevere risposta. Altri, ancora oggi, restano esclusi dalla possibilità di scelta, come le persone non in grado di autosomministrarsi il farmaco letale.
L’eutanasia legale tra dignità, libertà e responsabilità pubblica
Con questa proposta di legge si punta a superare i limiti attuali e a legalizzare anche l’eutanasia attiva su richiesta, cioè praticata da un medico, anche per chi non sia dipendente da trattamenti salvavita. Il testo prevede tempi certi, garanzie procedurali e soprattutto il coinvolgimento del Servizio Sanitario Nazionale, in controtendenza rispetto all’orientamento della maggioranza di governo, che negli ultimi giorni ha invece spinto per escludere le strutture pubbliche da questo tipo di assistenza.
Importante anche il tema della libera scelta: ogni cittadino potrà decidere se ricorrere all’autosomministrazione o alla somministrazione da parte di un medico, con la garanzia dell’obiezione di coscienza per i sanitari, ma l’obbligo per le strutture di garantire comunque l’accesso alla procedura.
Una corsa contro il tempo: il 17 luglio la proposta potrebbe arrivare in Senato
L’obiettivo dichiarato dell’Associazione Luca Coscioni è di raccogliere 50.000 firme entro la prima metà di luglio, così da depositare il testo in Parlamento prima della ripresa della discussione in Senato sul fine vita, già calendarizzata per il 17 luglio.
Un passaggio fondamentale per tentare di colmare il vuoto normativo che ancora pesa su una tematica tanto delicata quanto urgente. Da Trieste, come da decine di città italiane, si leva ora una voce chiara: legalizzare il fine vita significa garantire libertà, dignità e diritti, anche nel momento più difficile.