Monfalcone - aperta al pubblico la mostra fotografica "Lockdown" di Agnes Budai

“Siamo di fronte a trasformazioni apparentemente incontrollabili”. Inizia così il percorso della mostra “Lockdown” di Agnes Budai. “La pandemia ci ha ricordato i nostri limiti”, continua, “un’esperienza che porta a interrogarsi”. Le domande l’hanno portata, due anni dopo, qui: la pandemia è ancora in corso ma ha preso forma nei suoi scatti. La fotografa evidenzia diverse fasi che ha vissuto durante il primo lockdown, quasi a raccontare le fasi dell’accettazione del lutto, “dallo shock al rifiuto, dalla rabbia alla rassegnazione ed infine l’adattamento vero e proprio che sbocca nella fase della speranza”.

Protagoniste dell’”introspezione” sono le mani, la cui scelta non è dettata solo da un’esigenza estetica: hanno sì una forte valenza sul linguaggio ma sono pure un elemento fondamentale nello svolgimento della vita quotidiana. Basti pensare al gesto dello scattare una foto: si usano le mani, così come per scrivere un articolo, per scorrere una pagina online o per suonare. Il lockdown ha costretto tutti all’isolamento, ha fermato il mondo. Eppure, sono le mani a mandarlo avanti. E non si sono mai fermate.

“Agnes rappresenta le mani come ponte con le altre persone. Niente mi è sembrato più adatto, siccome noi ci chiamiamo ponti d’Europa e anche noi vogliamo fungere da collegamento tra le persone” commenta Martino Deotto, l’inviato dell’associazione “Ponti d’Europa", che ha organizzato la mostra assieme al Comune di Monfalcone.

La rassegna accompagna in un viaggio nel tempo, permette di camminare tra i "flashback" che Agnes ha immortalato.
Fondamentale è, per Agnes, il sentimento di aiuto e comunità che deve emergere in situazioni come questa: lo si denota bene dai titoli dei suoi scatti, quali "dare una mano", "chiedere la mano", "tenersi per mano", nonché dal testo "La Storia", che accompagna il percorso fotografico. "Aiutare gli altri = aiutare sé stessi, anche la persona più povera è capace di donare".

L'artista nasce a Budapest ed è in Francia che si avvicina alla fotografia ed alla scrittura. Frequenta assiduamente i musei parigini, innamorandosi del movimento impressionista e della sua nuova estetica, che mira a rappresentare la caducità della luce. Si trasferisce poi in Italia ed a Trieste continua a coltivare la sua passione, frequentando l'Accademia Fotografica triestina diretta da Enrico Scagli.

"Lockdown" è visitabile fino al 23 gennaio, dalle 10 alle 12 il mercoledì e il sabato e dalle 16 alle 18 il venerdì ed il sabato, presso la Sala Antiche Mura in via Fratelli Rosselli 18.