Triestina umiliata in negozio: “Solo perché avevo una shopping bag mi hanno trattata da ladra”

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Triestina umiliata in negozio: “Solo perché avevo una shopping bag mi hanno trattata da ladra”

Una triestina ha deciso di condividere pubblicamente su Facebook un episodio spiacevole vissuto in un negozio del centro città, sollevando una questione che tocca il rispetto della privacy e i pregiudizi nei confronti dei clienti. Il suo post, pubblicato nel gruppo “Te son de Trieste se…”, ha rapidamente attirato l’attenzione e acceso il dibattito.

Secondo quanto raccontato, la donna si è recata in un grande negozio di abbigliamento con una borsa capiente, utilizzata per la spesa e contenente pane, giornale e altri oggetti. Nulla di strano, se non fosse che, a suo dire, è stata trattata con sospetto fin dall’ingresso, ricevendo sguardi insistenti e diffidenti da parte del personale.

La situazione è degenerata quando, mentre si trovava all’interno di un camerino per provare un capo, una commessa avrebbe sollevato la tenda senza preavviso per controllare se vi fossero altri vestiti appesi all’interno. “Mi ha chiesto se dovevo ancora provare qualcosa – scrive la triestina – ma io non avevo nemmeno cominciato. Ero seduta per rispondere a un messaggio, e non c’erano altre persone in attesa. Una violazione della privacy inaccettabile: potevo essere in mutande”.

La riflessione nasce da un sentimento di disagio provato non tanto per l’episodio isolato, quanto per una sensazione diffusa: “Se entri con una shopping bag o una borsa un po’ grande, vieni subito vista con sospetto. Non parlo dei supermercati, dove ormai mi conoscono, ma nei grandi negozi di abbigliamento e oggettistica capita spesso. Il personale ha poco tatto, poca discrezione. Ci vuole più savoir-faire”.

Nel suo post, la donna non nasconde l’amarezza: “Non possiamo essere tutti sospettati di furto solo perché portiamo con noi una borsa capiente. Serve più cortesia e rispetto per il cliente”.

L’intervento ha suscitato numerosi commenti solidali da parte di altri utenti, alcuni dei quali hanno condiviso esperienze simili. L’episodio solleva una questione importante: il sottile equilibrio tra sicurezza commerciale e rispetto della dignità personale.