Trieste a Morning News, piazza Unità si ribella allo scandalo delle foto intime diffuse senza consenso

Trieste a Morning News, piazza Unità si ribella allo scandalo delle foto intime diffuse senza consenso

Collegamento in diretta da piazza Unità d’Italia questa mattina a Morning News su Canale 5 per affrontare un tema che scuote non solo la cronaca nazionale, ma anche la sensibilità dei triestini: la diffusione illecita di foto intime delle proprie compagne o mogli, un fenomeno che tra denunce, vergogna e paura continua a mietere vittime.

Dalla piazza, la giornalista ha raccolto le voci di cittadini di età diverse, dando vita a un confronto che ha messo in luce tanto l’indignazione quanto la richiesta di maggiore tutela per le donne coinvolte.

Costanza, 22 anni, non ha nascosto la sua rabbia: «Come giovane donna sono sconcertata. È inconcepibile che qualcuno possa pubblicare immagini intime senza consenso, da una persona a cui dovrebbe volere bene. Denuncerei, sì, ma bisogna anche pensare al peso economico di una scelta del genere. Spesso chi subisce è sola, con figli, con stipendi bassi o senza lavoro. Serve un sostegno concreto per permettere alle donne di denunciare senza paura di non riuscire più a mantenere la propria vita».

Accanto a lei, una signora più anziana ha confermato con amarezza la perdita dei valori fondamentali: «Ha ragione questa ragazza: oggi manca il rispetto, verso se stessi, verso il partner, verso chi ci circonda. Siamo di fronte a una società che sembra aver dimenticato i pilastri della convivenza civile».

Un altro triestino, Fabrizio, ha sottolineato che non si tratta di una questione di genere: «Se il partner è consenziente, è un conto. Altrimenti è una violenza, punto. Che siano foto della moglie o del marito non cambia: sempre violenza rimane, con pesanti conseguenze psicologiche».

un problema sociale che tocca trieste da vicino

Il collegamento da Trieste ha reso chiaro come la comunità sia scossa e indignata. Ma, soprattutto, ha ribadito la necessità che istituzioni, famiglie e società civile offrano strumenti concreti per proteggere le vittime, che troppo spesso si trovano isolate, costrette al silenzio o a scegliere tra dignità e sopravvivenza economica.

La denuncia resta l’arma principale, ma senza un adeguato sostegno rischia di diventare un percorso doloroso e solitario. Trieste, con la sua piazza simbolo che oggi ha fatto da teatro a questo confronto, diventa così ancora una volta un luogo dove non solo si riflette, ma si lancia un appello forte: fermare la violenza digitale e restituire il rispetto nelle relazioni.