“La patente è un’arma, usiamola con coscienza”: riflessione social diventa virale a Trieste
“Hai un mezzo che può fare anche più morti di una pistola, se non la usi bene.” È questa una delle frasi più forti e significative scritte da un giovane triestino in un lungo post pubblicato sui social, che in poche ore ha raccolto consensi, commenti e condivisioni. Una riflessione autentica e toccante, maturata dopo le prime esperienze alla guida e alimentata da un senso civico raro e sempre più necessario.
Il post nasce a seguito dell’ennesimo incidente stradale avvenuto in città e in regione, con l’autore che esprime “dispiacere per tutti gli incidenti di cui sento parlare nelle notizie di cronaca, per tutti i morti e i feriti che ogni settimana leggiamo sui giornali locali e nazionali”.
“Basta poco per far male o farsi male”
Il ragazzo racconta di aver iniziato da poco a guidare e di essersi subito reso conto di quanto sia facile perdere il controllo o causare un incidente, anche in assenza di colpa. “Basta un po’ di fretta, agitazione in più, un po’ di distrazione, chi ti guida addosso o il pedone... e finisci a Cattinara o a Sant’Anna”, scrive, citando con crudo realismo le due principali strutture ospedaliere triestine.
Pur ammettendo che anche da sobri non è facile prevedere i comportamenti degli altri utenti della strada, il giovane si sofferma sulla pericolosità di chi guida dopo aver bevuto o assunto sostanze: “Le statistiche ci dicono che ce ne sono tanti di questi soggetti in giro…”.
Ma il post si fa ancora più duro nei confronti di una cultura della guida improntata alla “frenesia e alla ricerca di adrenalina”, con una critica diretta alla sottovalutazione della velocità, specie su due ruote: “Per i motorini, le ridotte dimensioni consentono slalom tra i veicoli senza mai fermarsi… prima o poi arriverà il giorno in cui si sbaglia, e sarà fatale”.
La patente come porto d’armi: “Non vale la pena rischiare la vita per superficialità”
Nel cuore della riflessione, l'autore paragona la responsabilità di guidare a quella di possedere un’arma: “La patente, mi rendo conto, non è troppo dissimile da un porto d’armi. Hai in mano un mezzo che può fare anche più morti di una pistola, se non lo usi bene.”
Una visione che richiama all’attenzione tutti – automobilisti, motociclisti e pedoni – invitando a non banalizzare le regole della strada e a non agire con superficialità. “La vita è una sola per quel che sappiamo. Non vale la pena guidare in modo superficiale e mettere a rischio la nostra e l’altrui vita.”
Anche i pedoni hanno delle colpe: l’autoanalisi di chi cammina
Non manca l’autocritica: il post riconosce che anche i pedoni, spesso, sono responsabili di comportamenti rischiosi. L’autore si sofferma su quanti attraversano la strada senza guardare, lanciandosi sulle strisce senza nemmeno accertarsi che le auto si siano fermate: “Molti pedoni sono dei totali irresponsabili, alcuni convinti che trovarsi all’attraversamento significhi avere automaticamente ragione”.
La riflessione si conclude con una proposta concreta, maturata dall’esperienza personale: fermarsi prima delle strisce, stabilire un contatto visivo con il conducente dell’auto, attraversare solo dopo aver ricevuto un chiaro segnale di stop. “Facendo così, come pedone, non ho mai rischiato l’investimento e difficilmente lo rischierò.”
Una riflessione che diventa appello collettivo
Queste parole, lucide e prive di retorica, risuonano oggi più che mai come un invito alla responsabilità condivisa. L’autore non cerca visibilità, ma lancia un messaggio forte: “Più responsabilità e meno fretta sia da parte dei guidatori che dei pedoni e riduciamo le vittime della strada.”
Un monito che dovrebbe far riflettere ogni triestino. Perché la sicurezza stradale non è solo una questione di norme o sanzioni, ma soprattutto di cultura, rispetto e consapevolezza.
Foto Sebastiano Visintin