Trieste antifascista-antirazzista: «Azione di “defascistizzazione” quotidiana della nostra città»

«Dopo la manifestazione nazionale del 3 novembre, CasaPound ha annunciato l’inaugurazione di una sede nella nostra città. Con questa mossa un’altra organizzazione neofascista ad oggi praticamente inesistente a Trieste proverà ad aggregare nuovi adepti e a rafforzarsi. Si tratta di una grossissima minaccia per la democrazia, l’inclusione sociale, l'uguaglianza di genere, la diversità e la contaminazione culturale. Ancora una volta, CasaPound decide di strumentalizzare la storia complessa delle nostre terre per fini propagandistici. La scelta di intitolare la sede al cacciatorpediniere Audace è infatti un tentativo di fomentare la retorica dell’italianità di Trieste richiamandosi a pagine tragiche della storia della città. Anche per questa ragione, crediamo fermamente che in questa città non ci sia spazio per il fascismo, che si fa propugnatore di un nazionalismo escludente e violento, ieri come oggi».  Lo rilevano in una nota i responsabili del collettivo Trieste antifascista antirazzista.

«L’apertura di questa sede - continua la nota -  non costituisce, purtroppo, un fatto isolato. Mentre i fascisti provano a guadagnare terreno in città, infatti, la Giunta Dipiazza promuove il Daspo urbano, abbassa il tetto di stranieri negli asili nido, appoggia mozioni contro il diritto all’aborto; la Giunta Fedriga introduce il criterio dei 5 anni di residenza per l’accesso alle case popolari; il Governo Conte-Salvini-Di Maio con il Decreto Sicurezza, in perfetta continuità con il Decreto Minniti-Orlando sanziona penalmente le occupazioni a scopo abitativo, i picchetti di sciopero e i blocchi stradali, introduce armi pericolose come il taser tra le dotazioni della polizia locale e abolisce, di fatto, l’accoglienza diffusa in favore di sistemi concentrazionari».

«Sullo sfondo - sottolineano - , la vergogna dei porti chiusi a chi scappa da guerre, devastazione e fame. Trieste è una città di mare che conosce bene le regole della navigazione, quelle che impongono a chiunque di soccorrere chi è in difficoltà. Trieste è una città che non dimentica cosa ha significato migrare altrove in ricerca di una vita migliore. Vogliamo che anche Trieste si unisca alle città che hanno aperto il proprio porto. Vogliamo che anche a Trieste coloro i quali in questi anni hanno subito le conseguenze di politiche di distruzione del welfare e dei diritti, di razzismo istituzionale e discriminazione di genere, per orientamento sessuale e identità di genere, si uniscano anziché cedere alla guerra tra poveri».

«Siamo convinti  - concludono - che questo periodo storico necessiti di una chiara risposta antifascista, antirazzista e femminista. Per questo ci troveremo nuovamente in piazza sabato 2 febbraio alle ore 14.30 in Piazza Oberdan, per una mobilitazione che, nel solco della grande manifestazione del 3 novembre, costruisca le basi per un’azione di “defascistizzazione” quotidiana della nostra città. Nessuno spazio al fascismo, al razzismo, al sessismo e all’omotransfobia!»