Sequestrati oltre 5000 capi d’abbigliamento contraffatti, valore mezzo milione

Sono oltre 5.000 i capi d’abbigliamento contraffatti o recanti segni mendaci  sequestrati nelle ultime settimane presso il Punto Franco Nuovo dello scalo merci triestino. I mercanti di griffes falsificate cercano nuovi sistemi di occultamento per tentare di eludere i controlli ed i recenti sequestri lo dimostrano chiaramente. Nel caso del primo automezzo, partito dall’Iraq e destinato in Olanda il carico del medesimo era dichiarato agli effetti doganali come “merce varia”; la peculiarità del trasporto in questione, che ha reso le operazioni ancor più difficili, è stata la “parcellizzazione” del carico illecito all’interno di numerosi involucri destinati a persone fisiche distinte (prassi comunemente diffusa in ambito aeroportuale), col chiaro intento di far giungere indisturbati i capi di abbigliamento e gli accessori a destinazione, eludendo i controlli. All’atto del riscontro dei numerosi involucri sono stati rinvenuti oltre un migliaio di capi d’abbigliamento ed accessori di noti brand (Fila, Armani, Gucci, Nike e Tommy Hilfiger) non rispondenti alle diverse previsioni normative, qualificando così i prodotti stessi, in considerazione delle modalità di marcatura, come riproducenti segni mendaci o contraffatti. Nel secondo caso, su un autoarticolato partito dalla Turchia e diretto in Germania, i militari ed i funzionari hanno individuato, non visibili mediante un semplice riscontro esterno (in quanto volutamente posizionati al centro del carico), 58 cartoni contenenti oltre 4.000 felpe complete di confezione in plastica ed etichetta in cartoncino, tutte riportanti il marchio/logo “HUGO BOSS”. Già il primo sommario riscontro aveva evidenziato come la merce fosse, anche se di ottima fattura, oggetto di contraffazione. Gli esami successivi ne confermavano la fraudolenta fabbricazione: i periti incaricati, nell’evidenziare le ottime capacità manifestate nell’alterazione dei marchi, hanno affermato come la merce “fosse riconoscibile soltanto da persona esperta”, ovvero che la stessa, immessa sul mercato, sarebbe stata in grado di trarre “in inganno il compratore medio”. Tali prodotti avrebbero potuto garantire illeciti ricavi per oltre mezzo milione di euro; in quanto gli stessi sarebbero stati commercializzati al rispettivo prezzo di mercato. I responsabili individuati sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria.