“Polizia lasciata sola a gestire tutto”: SIULP denuncia lo scaricabarile su immigrazione a Trieste
Il tema dell’immigrazione a Trieste continua ad avvitarsi in una spirale di dichiarazioni altisonanti, accuse incrociate e soluzioni che, nei fatti, non si vedono. Un dibattito sempre più grottesco e surreale, nel quale il rumore mediatico cresce mentre la sostanza resta drammaticamente ferma. A denunciarlo è il SIULP di Trieste, che con una presa di posizione netta respinge quella che definisce una pericolosa deriva di attacchi indiscriminati rivolti alla Polizia di Stato.
Tra idee estemporanee e provvedimenti tampone
Negli ultimi mesi, sul fronte immigrazione, Trieste ha visto affacciarsi proposte definite “creative” ma prive di una reale prospettiva strutturale. Si è parlato di DASPO urbani per l’accesso all’area cantieristica di Porto Vecchio, di ronde cittadine senza formazione specifica, di controlli ai confini celebrati come risolutivi. Nel frattempo, gli sgomberi si sono susseguiti senza incidere davvero sulle cause del problema, mentre quattro morti in due giorni hanno segnato uno dei passaggi più tragici, rischiando di essere archiviati come un effetto collaterale accettabile.
L’ufficio immigrazione sotto accusa, la Polizia nel mirino
A preoccupare maggiormente il sindacato è il riemergere di accuse rivolte all’ufficio immigrazione della Questura di Trieste, indicato da alcune narrazioni come responsabile delle persone costrette a vivere in strada. Una tesi definita irricevibile, soprattutto alla luce di dati che descrivono l’ufficio triestino come uno dei più efficienti del Paese, con tempi di attesa ridotti al minimo nonostante una mole di lavoro enorme e una progressiva riduzione del personale.
“Attaccare la Polizia oggi è come colpire i sanitari durante la pandemia”
Il paragone scelto dal SIULP è forte, ma volutamente tale. Mettere in discussione il lavoro della Polizia in questo contesto storico viene paragonato agli attacchi rivolti ai sanitari nei momenti più bui della pandemia. In assenza di una politica capace di gestire davvero il fenomeno migratorio e di una rete di accoglienza orientata a una reale integrazione sociale e culturale, la Polizia si trova a colmare ogni vuoto, spesso anche sul piano umanitario, fornendo viveri e assistenza primaria.
Una risposta che nasce dal sacrificio quotidiano
Secondo il sindacato, gli operatori agiscono con spirito di abnegazione, rinunciando a ferie e interessi personali, mettendo spesso a disposizione risorse proprie pur di non voltarsi dall’altra parte. Un impegno che, sottolinea il SIULP, non può essere trasformato in un capo d’imputazione politico o mediatico.
Il rischio di una narrazione pericolosa
La tesi secondo cui la presenza di persone in strada sarebbe principalmente dovuta all’operato della Polizia viene respinta con decisione. In un contesto di organici ridotti e uffici al limite, gli agenti continuano a garantire legalità e ordine pubblico, mentre altrove ci si limita a propaganda e accuse facili, evitando di proporre soluzioni praticabili.
Una città che merita risposte, non slogan
Trieste, ancora una volta, si trova al centro di un fenomeno complesso che richiederebbe responsabilità condivise, scelte strutturali e visione. Continuare a scaricare tutto sulle forze dell’ordine non risolve il problema e rischia di indebolire l’unico argine operativo rimasto. La città ha bisogno di meno parole e di più assunzione di responsabilità, prima che il dibattito sull’immigrazione diventi definitivamente una caricatura della realtà.